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xi - le «stanze» 371


Nell’inferno si fa gran festa, ché attendono i pagani: Lucifero «trangugiava a ciocche le anime che piovean de’ seracini»; e san Pietro attende le anime de’ cristiani:

                               E perché Pietro a la porta è pur vecchio,
credo che molto quel giorno s’affanna,
e converrá ch’egli abbi buon orecchio,
tanto gridavan quelle anime: — Osanna! —
ch’eran portate dagli angeli in cielo:
sicché la barba gli sudava e ’l pelo.
     

I campi di battaglia svegliano immagini tolte ad imprestito da’ macellai e da’ cucinieri; i colpi di spada sono in modo cosi grossolano esagerati che la morte stessa diviene ridicola; i miracoli sono cosi strani e cosi caricati che perdono ogni serietá, come è Orlando morto, trasformato in colomba, che si posa sulla spalla di Turpino e gli entra in bocca con tutte le penne.

Se il buffone fosse di buona fede, seriamente credulo e sciocco, avremmo il grottesco, com’è ne’ romanzi primitivi. Ma qui il buffone è un uomo colto, che parla a un colto uditorio, e non è il buffone, ma fa il buffone, contraffacendo il cantastorie e la plebe che gli crede. Sicché ci troviamo in quella stessa disposizione di animo che ispirò la Belcolore e la Nencia: è il borghese che si spassa alle spalle della plebe. E te ne accorgi alla finta serietá con che il poeta, quando le dice assai grosse, chiama in testimonio Turpino, o dove nelle cose piú gravi fa boccacce e t’esce fuori con una smorfia e si burla del suo argomento e de’ suoi personaggi. La parodia è ancora piú comica, perché dissimulata con molta cura, di rado rilevata, e posta il piú sovente nella natura stessa del fatto senza alcuno artificio di forma, come è Morgante che uccide una balena ed è ucciso da un granchiolino, o Margutte che scoppia dalle risa e muore. E riderá in eterno, nota l’angiolo Gabriello, trasformato l’individuo in tipo. La rappresentazione è anch’essa conforme a questa parodia plebea. La plebe non analizza e non descrive; ma ha l’intuito sicuro e la percezione viva, e coglie ciò che vede alla naturale e cosi in grosso, e non ci si ferma