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ix - il «decamerone» 329

e riempiture; e sono vezzi e grazie e civetterie di stile, che ti pongono innanzi non pur lo spettacolo nella sua chiarezza prosaica, ma il suo motivo sentimentale e musicale. Quelle onde sonore, quelle pieghe ampie della forma latina, piena di gravitá e di decoro, dove si sente la maestá e la pompa della vita pubblica, trasportata dal fòro nelle pareti di una vita privata oziosa e sensuale, diventano i lubrici volteggiamenti del piacere stuzzicato dalla malizia. In bocca a Tito, a Gisippo, senti la rettorica imitazione di un mondo fuori della coscienza: l’aria è pur quella, ma cantata da un borghese che non ne ha il sentimento e sbaglia spesso il motivo. Qui al contrario, in questo mondo erotico e malizioso, hai la stess’aria, penetrata da un altro motivo che la soggioga e se l’assimila; e quelle forme magniloquenti, che arrotondivano la bocca degli oratori, arrotondiscono il vizio e gli danno gli ultimi finimenti e allettamenti. I latini nell’espressione del comico gittavano via le armi pesanti e vestivano alla leggiera: il Boccaccio concepisce come Plauto e scrive come Cicerone. Pure, il suo concepire è cosí vivo e vero, che Cicerone si trasforma nella sua immaginazione in una sirena vezzosa che tutta in sé si spezza e si dimena. Ma spesso, tutto dentro nel soggetto, gitta via i viluppi e i contorcimenti, e salta fuori snello, rapido, diritto, incisivo. Maestro di scorciatoie e di volteggiamenti, la sua immaginazione, covata da un sentimento vero, spazia come padrona tra forme antiche e moderne, e le fonde e ne fa il suo mondo, e vi lascia sopra il suo stampo. Sarebbe insopportabile questo mondo e profondamente disgustoso, se l’arte non vi avesse profuse tutte le sue veneri, inviluppando la sua nuditá in quelle ampie forme latine, come in un velo agitato da venti lascivi. L’arte è la sola serietá del Boccaccio, sola che lo renda meditativo fra le orgie dell’immaginazione e gli corrughi la fronte nella piú sfrenata licenza, come avveniva a Dante e al Petrarca nelle loro piú alte e pure ispirazioni. Di che è uscito uno stile dove si trovano fusi i vari uomini che vivevano in lui: il letterato, l’erudito, l’artista, il cortigiano, l’uomo di studio e di mondo; uno stile cosí personale, cosí intimo alla sua natura e al suo secolo, che l’imitazione