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L’ideale comico, rimasto come il suggello dell’immortalitá su questi modelli, è nella rappresentazione diretta di questa societá, cosi coni’ è, nella sua ignoranza e nella sua malizia, messa al cospetto di una societá intelligente, che sta li a bella posta per applaudire e batter le mani. Il motivo comico non esce dal mondo morale, ma dal mondo intellettuale. Sono uomini colti che ridono alle spalle degli uomini incolti, che sono i piú. Perciò il carattere dominante che rallegra la scena è una certa semplicitá di spirito di nature inculte, messa in risalto quando trova a contatto con la furberia: ciò che costituisce il fondo del carattere sciocco. Con la sciocchezza è congiunta spesso la credulitá, la vanitá, la millanteria, la volgaritá de’ desidèri. La furberia dá il rilievo a questo carattere, si che lo metta in vista nel suo aspetto ridicolo. Ma la furberia è anch’essa comica, non certo allo sciocco, ma agl’intelligenti uditori che la comprendono. Cosi i due attori concorrono, ciascuno per la parte sua, a produrre il riso. Qui è il fondamento della «commedia» boccaccevole. Si vede la coltura in quel suo primo fiorire mostrar coscienza di sé, volgendo in gioco l’ignoranza e la malizia delle classi inferiori. Il comico ha piú sapore quando i beffati sono quelli che ordinariamente beffano, quando cioè i furbi, che burlano i semplici, sono alla lor volta burlati dagl’intelligenti, com’è il confessore burlato dalla sua penitente.

Il comico talora vien fuori per un improvviso motto o facezia, che illumina tutta una situazione e provoca il riso di un tratto e irresistibilmente: ciò che oggi si direbbe un «tratto di spirito». Sono brevi novelle, il cui sapore, come nel sonetto, è tutto nella chiusa. Di questo genere è la novella del giudeo che, guardando a Roma la corruzione cristiana, si converte al cristianesimo. La chiusa sopraggiunge cosi improvvisa e cosi disforme alle premesse, che l’effetto è grande. E ce n’è parecchie altre di questo stampo, e non molto felici, perché l’autore lavora sopra un motto giá trovato e noto. Tali sono le novelle della marchesana di Monferrato, di Guglielmo Borsiere e di maestro Alberto. Questi fuochi incrociati di motti e di frizzi, che brillano con tanto splendore ne’ circoli eleganti e bastano ad acquistarti