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314 | storia della letteratura italiana |
E il comico dá a questo mondo la sua fisonomia e la sua serietá.
Questa societá è essa medesima una materia comica, perché niente è piú comico che una societá spensierata e sensuale, da cui escono i tipi di don Giovanni e di Sancio Panza. Ma è una societá che rappresentava a quel tempo quanto di piú intelligente e colto era nel mondo, e ne aveva coscienza. Una societá siffatta aveva il privilegio di esser presa sul serio da tutto il mondo e di poter ridere essa di tutto il mondo. In effetti due cose serie sono in queste novelle: l’apoteosi dell’ingegno e della dottrina che si fa riconoscere e rispettare da’ piú potenti signori, e una certa alterezza borghese che prende il suo posto nel mondo e si proclama nobile al paro de’ baroni e de’ conti. Questi sono i caratteri di quella classe a cui apparteneva il Boccaccio, istruita, intelligente, che teneva sé civile e tutto l’altro barbarie. E il comico qui nasce appunto da questo: è la caricatura che l’uomo intelligente fa delle cose e degli uomini posti in uno strato inferiore della vita intellettuale. La societá colta aveva innanzi a sé i frati ed i preti, o, come dice il Boccaccio, le cose cattoliche, orazioni, confessioni, prediche, digiuni, mortificazioni della carne, visioni e miracoli; e dietro stava la plebe con la sua sciocchezza e la sua credulitá. Sopra questi due ordini di cose e di persone il Boccaccio fa sonare la sferza.
Materia del comico è dunque l’efficacia delle orazioni, come il «paternostro» di san Giuliano, il modo di servire Dio nel deserto, la vita pratica de’ frati, de’ preti e delle monache in contraddizione con le loro prediche, l’arte della santificazione insegnata a fra Puccio, i miracoli e le apparizioni de’ santi, come l’apparizione dell’angelo Gabriello, e la semplicitá della plebe, trastullo dei furbi. Visibile soprattutto è la reazione della carne contro gli eccessivi rigori di un clero che proscriveva il teatro e la lettura de’ romanzi e predicava i digiuni e i cilizi come la via al paradiso. È una reazione che si annunzia naturalmente con la licenza e il cinismo. La carne scomunicata si vendica e chiama «meccanici» i suoi maldicenti, cioè gente che giudica grossamente secondo l’opinione volgare. Cosí il mondo dello