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ix - il «decamerone» | 307 |
Uliviero, Rinaldo, Guttifré, Roberto Guiscardo, Federigo Barbarossa, Federigo secondo. Egli medesimo scrisse romanzi per far piacere alle donne; e, rifatto il romanzo di Florio e Biancofiore, cercò un teatro piú conforme a’ suoi studi classici ne’ tempi eroici e primitivi delle greche tradizioni. Pure, le novelle doveano riuscire piú popolari e piú gradite, perché piú conformi a’ tempi e a’ costumi. E se ne raffazzonavano o inventavano di ogni sorta, serie e comiche, morali e oscene, variate e abbellite da’ novellatori secondo i gusti dell’uditorio. La novella era dunque un genere vivente di letteratura, lasciato in balía dell’immaginazione e, come materia profana e frivola, trascurata dagli uomini colti. Rivale della novella era la leggenda co’ suoi miracoli e le sue visioni. Gli uomini colti si tenevano alto in una regione loro propria, e lasciavano a’ frati i Fioretti di San Francesco e la Vita del beato Colombini, e a’ buontemponi la semplicitá di Calandrino e le avventure galanti di Alatiel.
In questo mondo profano e frivolo entrò il Boccaccio, con non altro fine che di scrivere cose piacevoli e far cosa grata alla donna che gliene avea data commissione. E raccolse tutta quella materia informe e rozza, trattata da illetterati, e ne fece il mondo armonico dell’arte.
Dotte ricerche sonosi fatte sulle fonti dalle quali il Boccaccio ha attinte le sue novelle. E molti credono si tolga qualche cosa alla sua gloria, quando sia dimostrato che la piú parte de’ suoi racconti non sono sua invenzione, quasi che il merito dell’artista fosse nell’inventare, e non piuttosto nel formare la materia. Fatto è che la materia, cosí nella Commedia e nel Canzoniere come nel Decamerone, non uscí dal cervello di un uomo, anzi fu il prodotto di una elaborazione collettiva, passata per diverse forme, insino a che il genio non l’ebbe fissata e fatta eterna.
Ci erano in tutti i popoli latini novelle sotto diversi nomi, ma non c’era la novella, e tanto meno il novelliere, in cui i singoli racconti fossero composti ad unitá e divenissero un mondo organico. Questo organismo vi spirò dentro il Boccaccio, e di racconti diversi di tempi, di costumi e di tendenze fece il mondo