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ix - il «decamerone» 305

del suo vecchio marito, nel quale intravvedi giá il povero dottore a cui Paganino rubò la moglie; e com’è qua e lá qualche pittura e sentimento idillico. Pure, in un mondo cosí dissonante e scordato si sviluppa chiaramente un entusiasmo giovanile per la coltura e l’umanitá. Ci si sente il secolo che scuote da sé la rozza barbarie e s’incammina fidente verso un mondo piú colto e polito. Ameto si spoglia il ruvido abito del medio evo e, guidato dalle muse, prende aspetto gentile e umano. Le ombre del misticismo si diradano nel tempio di Venere. Dante canta la redenzione dell’anima nell’altro mondo: il Boccaccio canta la fine della barbarie e il regno della coltura. È lo spirito nuovo, da cui piú tardi uscirá Lorenzo de’ Medici e Poliziano.

Gittando ora un solo sguardo su questi lavori, si possono raccogliere con chiarezza i caratteri della nuova cultura. Le teorie in astratto rimangono le stesse e il Boccaccio pensa come Dante. Ma nel fatto lo spirito abbandona il cielo e si raccoglie in terra; perde la sua idealitá e la sua inquietudine, e diviene tranquillo, calato tutto e soddisfatto nella materia della sua contemplazione. A un mondo lirico di aspirazioni indefinite, espresso nella visione e nell’estasi, succede un mondo epico, che ha ne’ fatti umani e naturali il suo principio e il suo termine. Il poeta in luogo d’idealizzare realizza, cioè a dire fugge le forme sintetiche e comprensive che gittano lo spirito in un di lá da esse, e cerca una forma nella quale l’immaginazione si trovi tutta e si riposi. Non ci è piú il «forse» e il «parere», non una forma appena abbozzata quasi velo di qualcos’altro, ma una forma terminata e chiusa in sé e corpulenta, nella quale l’oggetto è minutamente analizzato nelle singole parti: alla terzina succede l’analitica ottava. Rimangono ancora le terzine, e le visioni e le allegorie, i sonetti e le canzoni, ma come forme prettamente convenzionali e d’imitazione, sciolte dallo spirito che le ha generate: il passato per lungo tempo si continua come morta forma in un mondo mutato. Succedono forme giovani e nuove, piú conformi a un contenuto epico. Sul mondo inquieto delle allegorie e delle visioni si alza il sereno e tranquillo mondo pagano, con le sue deitá umanizzate, con la sua natura animata, col suo vivo sentimento

F. de Sanctis, Storia della letteratura italiana - i. 20