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universale, che pone il Petrarca accanto a Virgilio. E codesto Virgilio non è piú il mago, precursore del cristianesimo, e neppure il savio «che tutto seppe», ma è il dolce ed elegante poeta. Dante s’incorona da sé in paradiso poeta, profeta e apostolo; i contemporanei incoronano nel Petrarca l’autore dell’Africa, della nuova Eneide. La coltura e l’arte sono i nuovi idoli dello spirito italiano.

Ma la coltura e l’arte non è il naturale fiorire di un mondo interiore, anzi è accompagnata con l’infiacchirsi della coscienza, e si pone giá per se stessa, come un fatto estrinseco che abbia il suo valore in sé e sia a un tempo mezzo e scopo. È una coltura e un’arte formale, non riscaldata abbastanza dal contenuto. Ci è li dentro lo stesso mondo di Dante, ma c’è come ragione in lotta col sentimento e con l’immaginazione; lotta fiacca e inconcludente: scemato è il vigore della fede e della volontá.

Gli è che quel mondo mistico, fuori della natura e dell’uomo, appunto per la sua esagerazione non poteva avere alcun riscontro con la realtá. Ebbe la sua etá dell’oro, evocata da Dante con tanta malinconia; ma a lungo andare dovea rimanere pura teoria, ammessa per tradizione e per abitudine e contraddetta nella vita pratica. Piú alto era il modello, piú visibile era la contraddizione e piú scandalosa. Nel secolo di Dante e di Caterina grandi sono i lamenti e le invettive per la corruttela de’ costumi, specialmente ne’ papi e ne’ chierici, che con l’esempio contraddicevano alle loro dottrine. Queste invettive divennero il luogo comune della letteratura, e ne odi l’eco un po’ rettorica ne’ versi eleganti del Petrarca contro l’avara Babilonia. Ma lo spettacolo, divenuto abituale e generale, non moveva piú indignazione; e mentre Caterina ammoniva e il Petrarca satireggiava, il mondo continuava sua via. Allato al misticismo vedevi il cinismo; dirimpetto a Caterina vedevi Giovanna di Napoli.

La corruttela de’ costumi non era negazione ardita delle dottrine cristiane, anzi tutti si tenevano buoni cristiani ed erano zelantissimi contro gli eretici, e molti facevano all’ultimo penitenza. Ma era qualche cosa di peggio: era indifferenza, un oscurarsi del senso morale. Quel mondo viveva ancora nell’intelletto,