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ix - il «decamerone» | 271 |
fu popolato di esseri o intelligenze, sulla cui natura molto si disputò: sono esse idee divine? sono generi e specie reali? sono specie intelligibili? Questo edificio gemeva giá sotto i colpi dei nominalisti, cioè di quelli che negavano l’esistenza dei generi e delle specie e li chiamavano «puri nomi», e dicevano esistere solo il singolo, l’individuo. Sulla loro bandiera era scritto un motto divenuto cosí popolare: «Non bisogna moltiplicare enti senza necessitá».
L’ascetismo era il frutto naturale di un mondo teocratico spinto all’esagerazione. La vita quaggiú perdeva la sua serietá e il suo valore. L’uomo dimorava con lo spirito nell’altra vita. E la cima della perfezione fu posta nell’estasi, nella preghiera e nella contemplazione.
Cosí nacque la letteratura teocratica, cosí nacquero le leggende, i misteri, le visioni, le allegorie: cosí nacque la Commedia, il poema dell’altra vita.
Il pensiero non aveva intimitá, non calava nell’uomo e nella natura, ma se ne teneva fuori, tutto intorno alla natura e alle qualitá degli enti, che erano le stesse forze umane e naturali sciolte dall’individuo ed esistenti per se stesse. Le astrazioni dello spirito divennero esseri viventi. E perché le astrazioni, frutto dell’intelletto, inesauribile nelle sue distinzioni e suddistinzioni, sono infinite, questi esseri moltiplicarono nell’acuto intelletto degli scolastici. Come il mondo scolastico fu popolato di esseri astratti, cosí il mondo poetico fu popolato di esseri allegorici: l’uomo, l’anima, la donna, l’amore, le virtú, i vizi. Non erano persone, come le pagane divinitá: erano semplici personificazioni.
Il sentimento, come frutto di inclinazioni umane e naturali, era peccato. Le passioni erano scomunicate. La poesia era madre di menzogne. Il teatro, cibo del diavolo. La novella e il romanzo, generi di letteratura profani. Tutto questo si chiamava il «senso», e il luogo comune di questo mondo ascetico era la lotta del senso con la ragione, da fra Guittone a Francesco Petrarca. Il sentimento, reietto come senso e costretto ad esser ragione, strappato dal cuore umano, divenne anch’esso un universale,