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sforzi di conciliazione mette piú in vista quel si e quel no che battagliavano nella debole volontá del poeta. In morte di Laura ogni battaglia cessa e non ci è piú vestigio di sofismi e di rettorica, perché la conciliazione, cercata finora cosi ingegnosamente e non conseguita, è giá avvenuta per la natura delle cose. Laura morta diviene libera creatura dell’immaginazione, non piú persona autonoma e resistente ma docile fantasma. Il poeta ne fa la sua creatura; può darle affetti e pensieri, quali gli piaccia; può piangerla, vederla, parlare seco, vivere seco in ispirito. La situazione è semplice e umana. È la donna amata, sparita dalla terra, che ti apparisce in sogno e ti asciuga gli occhi e ti prende per mano e ti parla: consolazioni malinconiche, interrotte da una lacrima, quando ti svegli. Dante si asciuga presto la lacrima, e si gitta fra le onde agitate dell’esistenza, e si rifá un ideale e lo chiama Beatrice. A lui manca il tempo di piangere, perché tiene nel suo petto due secoli, ed ha la forza di comprenderli e realizzarli. Il Petrarca giunge qui che è giá stanco e disgustato dell’esistenza; vi giunge con l’anima di solitario e di romito, e non ha altra forza che di piangere:

                                    Ed io son un di quei che ’l pianger giova.      
Piange la fine delle illusioni, il vacuo dell’esistenza, il perire di tutte le cose:
                                    Veramente siam noi polvere ed ombra.      

Cosi, dopo vane speranze e vani timori, quest’anima tenera e impressionabile rinunzia alla lotta, e si abbandona, e si separa da un mondo dove invano erasi sforzata di penetrare, e si ritira nella solitudine della sua immaginazione con Laura, chiamando partecipi de’ suoi lamenti l’usignuolo, e il vago augelletto, e la valle e il bosco e l’aura e l’onda. La scissura interna dá luogo ad una calma elegiaca; il cuore stanco si riconcilia con l’intelletto. Il passato, cagione di gioie e di affanni, gli pare un sogno; la vita gli pare insipida; vivere è un breve sonno; morire è svegliarsi tra gli spirti eletti; quando gli occhi si chiudono, allora si aprono nell’eterno lume; il mondo