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viii - il «canzoniere» 249


ragionamento, la misura ne’ sentimenti, un dolce calore che penetra dappertutto senza turbare l’equilibrio e la serenitá e l’eleganza della forma, fanno di questa canzone uno de’ lavori piú finiti dell’arte. L’Italia ha avuto il suo poeta; ora ha il suo artista.

In questa risurrezione dell’antica Italia è naturale che la lingua latina fosse stimata non solo lingua de’ dotti ma lingua nazionale, e che la storia di Roma dovesse sembrare agl’italiani la loro propria storia. Da queste opinioni usci l’Africa, che al Petrarca dovè parere la vera Eneide, la grande epopea nazionale, rappresentata in quella lotta ultima, nella quale Roma, vincendo Cartagine, si apriva la via alla dominazione universale. Questo poema rispondeva cosi bene alla coscienza pubblica, che Petrarca fu incoronato principe de’ poeti ed ebbe tal grido e tali onori che nessun uomo ha avuto mai. Nuovo Virgilio, volle emulare anche a Cicerone, accettando volentieri legazioni che gli dessero occasione di recitare pubbliche orazioni. Scrisse egloghe, trattati, dialoghi, epistole, sempre in latino: lavori molto apprezzati da’ contemporanei, ma tosto dimenticati, quando, cresciuta la coltura e raffinato il gusto, parve il suo latino cosi barbaro come barbaro era parso a lui il latino di Dante e de’ Mussati, de’ Lovati e de’ Bonati, tenuti a’ tempi loro quasi redivivi Orazi e Virgili.

Ma la lingua latina potea cosi poco rivivere come l’Italia latina. Il latino scolastico avea pure alcuna vita, perché lo scrittore sforzava la lingua e l’ammodernava e ci mettea se stesso. Ma il latino classico non potea produrre che un puro lavoro d’imitazione. Lo scrittore, pieno di riverenza verso l’alto modello, non pensa ad appropriarselo e trasformarlo, ma ad avvicinarvisi possibilmente. Tutta la sua attivitá è vòlta alla frase classica, che gli sta innanzi nella sua generalitá, spoglia di tutte le idee accessorie che suscitava ne’ contemporanei, e dove è il piú fino e il piú intimo dello stile. Perciò schiva il particolare e il proprio; corre volontieri appresso le perifrasi e le circonlocuzioni; è arido nelle immagini, povero di colori, scarso di movimenti interni, e dice non quanto o come gli sgorga dal di