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                                         E se la stella si cambiò e rise,
qual mi fec’io, che pur di mia natura
trasmutabile son per tutte guise!
     Come in peschiera che è tranquilla e pura
traggono i pesci a ciò che vien di fuori,
per modo che lo stimin lor pastura;
     si vid’io ben piú di mille splendori
trarsi ver’noi, ed in ciascun s’udia:
— Ecco chi crescerá li nostri amori. —
     

Spiritualizzato il corpo, spiritualizzata l’anima. L’amore è purificato: nulla resta piú di sensuale. Dante, che nel purgatorio senti il tremore dell’antica fiamma, qui ode Beatrice con un sentimento assai vicino alla riverenza. Quando ella si allontana, ei non manda un lamento: ogni parte terrestre è in lui arsa e consumata. Le sue pa role sono affettuose; ma è affetto di riverente gratitudine, siccome, nel piccolo cenno che gli fa Beatrice, l’amore dell’uomo come ombra si dilegua nell’amore di Dio, ella lo ama in Dio:

                                         Cosi orai, e quella si lontana,
come parea, sorrise e riguardommi:
poi si tornò all’eterna fontana.
     

Come Dante non potè entrare nel paradiso terrestre a vedere il simbolo del trionfo di Cristo senza lo «scotto» del pentimento, cosí non può ne’ «gemelli» o stelle fisse contemplare il trionfo di Cristo che non dichiari la sua fede. Allora san Pietro lo incorona poeta, e «poeta» vuol dire banditore della veritá. San Pietro gli dice:

                                    E non asconder quel ch’io non ascondo.      

Cosi la Commedia ha la sua consacrazione e la sua missione. È la veritá bandita dal cielo, della quale Dante si fa l’apostolo e il profeta: è il «poema sacro». Con quella stessa coscienza della sua grandezza che si fe’ «sesto fra cotanto senno», qui si pone accanto a san Pietro e se ne fa l’interprete, congiungendo in sé le due corone, il savio e il santo, l’antica e la nuova civiltá, il filosofo e il teologo.