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vii - la «commedia» 209


rappresentato nel Purgatorio. Le ricordanze de’ casi anche piú tristi sono pure di amarezza, raddolcite dalle speranze dell’ultimo giorno. Manfredi non ha una ingiuria per i suoi nemici: chiede perdono, ed ha giá perdonato:

                                                                            Io mi rendei
piangendo a Quei che volentier perdona.
     
Buonconte di Montefeltro racconta le circostanze piú strazianti della sua morte con una calma e una serenitá, che diresti indifferenza, se non te ne rivelasse il secreto il sentimento espresso in questi versi:
                                         Qui vi perdei la vista, e la parola
nel nome di Maria finío, e quivi
caddi, e rimase la mia carne sola.
     

Ciascuno ha conservato in quel cantuccio del cuore il suo tempio domestico. Ciascuno vuol essere ricordato ai suoi diletti. Come è caro quel Forese con quel «Nella mia»,

                                    la vedovella mia che tanto amai!      
E Buonconte ricorda la sua Giovanna e gli altri che si sono dimenticati di lui; e Manfredi vuol essere ricordato a Costanza; e Iacopo a’ suoi fanesi, che pregassero per lui: la sola Pia non ha alcun nome nel suo santuario domestico, e non ha che Dante che possa ricordarsi di lei:
                                    Ricordati di me, che son la Pia.      

Questo mondo cosí affettuoso è penetrato di malinconia: sentimento nuovo, che avrá tanta parte nella poesia moderna, e generato qui, nel Purgatorio. Questo sentimento ti prende a udir la Pia, cosí delicata nella solitudine del suo cuore; eppure non era sola, e ricorda la gemma, pegno d’amore. La tenerezza e delicatezza de’ sentimenti dispone l’animo alla malinconia; perché malinconia non è se non dolce dolore, dolore raddolcito da immagini care e tenere. Richiede perciò anime raccolte che vivano in fantasia, sieno «pensose», non distratte dal mondo,


F. de Sanctis, Storia della letteratura italiana - i.

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