Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1912 – BEIC 1806199.djvu/204

198 storia della letteratura italiana

svanisce in una certa tristezza pura di ogni stizza; è un deplorare, non è piú un inveire:

     Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
non la tua conversion, ma quella dote
che da te prese il primo ricco patre!

Tale è Malebolge: miniera inesausta di caratteri comici, concezione delle piú originali, dove il comico è posto ed è sciolto. Poco felice nel maneggio delle forme comiche, il poeta è insuperabile quando se ne sviluppa, mutato il riso in collera, come nella sua invettiva, nella pena di Bertram dal Bornio, nella rappresentazione di Vanni Fucci. Rimane un fondo comico che aspetta ancora il suo artista. Pure in quella materia appena formata vive immortale il suo «nero cherubino».

Nel pozzo de’ traditori la vita scende di un grado piú giú: l’uomo bestia diviene l’uomo ghiaccio, l’essere petrificato, il fossile. In questo regresso dell’inferno, in questo cammino a ritroso dell’umanitá, siamo giunti a quei formidabili inizi del genere umano, regno della materia stupida, vuota di spirito, il puro terrestre, rappresentato ne’ giganti, figli della terra, nella loro lotta contra Giove, natura celeste e spirituale, inferiore di forza fisica, ma armato del fulmine:

                                             cui minaccia
Giove dal cielo ancora, quando tuona.

Con questo mito concorda la storia biblica degli angeli ribelli. Qui all’ingresso trovi i giganti; alla fine Lucifero: mitologia e Bibbia si mescolano, espressioni della stessa idea. La lotta è finita: i giganti sono incatenati; Lucifero è immenso e stupido carname, il gradino infimo nella scala de’ demòni. Il gigantesco è la poesia della materia; ma qui, vuoto e inerte, è prosa. Tra’ giganti e Lucifero stanno i dannati fitti nel ghiaccio. Le acque putride di Malebolge, ventate dalle enormi ali di Lucifero, si agghiacciano, s’indurano, diventano mare di vetro, di dentro a cui traspariscono come festuche i traditori contro i congiunti nella Caina, contro la patria nell’Antenora, contro gli amici nella Tolomea, e contro i benefattori nella Giudecca.