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196 | storia della letteratura italiana |
tutto di un pezzo, com’è ne’ suoi ritratti, ha troppa bile e collera, e non è buono né alla caricatura né all’ironia. Ma dalla sua fantasia d’artista è uscita una di quelle creazioni che sono le grandi scoperte nella storia dell’arte, un mondo nuovo; il «nero cherubino», che strappa a san Francesco l’anima di Guido da Montefeltro, è il padre di Mefistofele. Egli crea il diavolo, gli dá il suo concetto e la sua funzione. Il diavolo è l’ironia incarnata: non ci è uomo tanto briccone che il diavolo non sia piú briccone di lui; e capite che non è disposto a guastarsi la bile per le bricconerie degli uomini. L’uomo può ingannare un altro uomo, ma non può ficcarla al diavolo, perché il diavolo nel suo senso poetico è lui stesso, la sua coscienza che risponde con un’alta risata a’ suoi sofismi, e gli fa il controsillogismo, e gli dice beffandolo:
Il brutto come il bello muore nel sublime. E il brutto è sublime quando offende il nostro senso morale ed estetico e ci gitta in violenta reazione. Scoppia la collera, l’indignazione, l’orrore: il comico è immediatamente soffocato. Quando veggo un difetto rivelarsi all’improvviso, uso la caricatura. Quando veggo un difetto che cerca mascherarsi, prendo la maschera anch’io e uso l’ironia. Ma quando quel difetto mi offende, mi sfida, mi provoca, si mette dirimpetto a me come contraddizione al mio intimo senso, la mia coscienza, cosí audacemente negata e contraddetta, reagisce: io strappo al vizio la maschera e lo mostro qual è, nella sua laida nuditá. La caricatura e l’ironia si risolvono in una forma superiore, il sarcasmo: la porta per la quale volgiamo le spalle al comico e rientriamo nella grande poesia.
Nel sarcasmo caricatura e ironia riappariscono, ma per morire: nasce la caricatura, ed è guastata; spunta la maschera, ed è strappata. E la morte viene da questo: che nella forma sarcastica del brutto ci è l’idea che l’uccide, il suo contrario. Nel canto de’ simoniaci il sarcasmo fa la sua splendida apparizione. Il comico muore sotto l’ira di Dante. L’antitesi tra quello che