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14 storia della letteratura italiana


                                         anzi avverrea senza alcuna dimura
che lo foco stutasse,
o che l’aigua seccasse;
ma per lo mezzo l’uno e l’altro dura.
Cosi, gentil criatura,
in me ha mostrato Amore
l’ardente suo valore,
che senz’amore — era aigua fredda e ghiaccia.
Ma el m’ha si allumato
di foco, che m’abbraccia,
ch’eo fora consumato,
se voi, donna sovrana,
non foste voi mezzana
infra l’Amore e meve,
che fa lo foco nascere di neve.
     

E non si ferma qui, e continua con l’acqua e il foco e la neve, e poi dice che il suo spirito è ito via, e lo «spirito ch’io aggio, credo lo vostro sia che nel mio petto stia», e conchiude ch’ella lo tira a sé, ed ella sola può, come di tutte le pietre la sola calamita ha balia di trarre: paragone in cui spende tutta la strofa, spiegando come la calamita abbia questa virtú. Questi son concetti e freddure, dissimulate nell’artificio della forma; perché, se guardi alla condotta del periodo, all’arte de’ passaggi, alla stretta concatenazione delle idee, alla felicitá dell’espressione in dir cose cosi sottili e difficili, hai poco a desiderare.

In Iacopo da Lentino questa maniera è condotta sino alla stravaganza, massime ne’ sonetti. Non mancano movimenti d’immaginazione ed una certa energia d’espressione, come:

                                              Ben vorria che avvenisse
che lo meo core uscisse
come incarnato tutto,
e non dicesse mutto — a voi sdegnosa:
ché Amore a tal m’addusse
che, se vipera fusse,
naturia perderea:
ella mi vederea: — fora pietosa.