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vii - la «commedia» | 191 |
uomini e sono bestie; e qui è la pena: nella coscienza umana che loro è rimasta.
La forma estetica di questo mondo è la commedia, rappresentazione de’ difetti e de’ vizi. Fra tanta fiacchezza della personalitá, il grande uomo, l’individuo, è gittato nell’ombra, e vien sii il descrittivo, l’esterioritá. Nell’inferno tragico le descrizioni sono sobrie e rapide, l’interesse principale è negli attori che prendono la parola: qui è un gregge muto, visto da lontano. Virgilio dice a Dante: — Vedi lá Mirra, vedi Giasone, vedi Manto. — Appena è se qualche epiteto ti segna in fronte alcuno de’ piú grandi personaggi, come si fa di Giasone:
E per dolor non par lacrima spanda. |
... Ancor se’ tu degli altri sciocchi? Qui vive la pietá, quand’è ben morta. |
Fra tanti gruppi sorge qua e lá alcuno individuo in cui si sviluppa con piú chiara coscienza il concetto di Malebolge. Un lato serio di questo concetto è lo spirito che varca il limite assegnatogli. Se la ragione potesse
veder tutto, mestier non era partorir Maria. |