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vii - la «commedia» 169


Se guardi alle sue aspirazioni, tutto è armonia. Filosofo, pensa il regno della scienza e della virtú. Cristiano, contempla il regno di Dio. Patriota, sospira al regno della giustizia e della pace. Poeta, vagheggia una forma tutta luce e proporzione e armonia, «lo bello stile»: il suo autore è Virgilio. Maggiore era la barbarie e la rozzezza, e piú si vagheggiava un mondo armonico e concorde. Ma il poeta è inviluppato egli medesimo in quella rozza realtá e in quelle forme discordi; e ne sente la puntura, e gli manca la serenitá dell’artista. E gli esce dalla fantasia un mondo dell’arte in gran parte realizzato, ma dove pur trovi gli angoli e le scabrositá di una materia non perfettamente doma.


iv


Entriamo in questo mondo, e guardiamolo in se stesso e interroghiamolo. Perché un argomento non è tabula rasa, dove si può scrivere a genio; ma è marmo giá incavato e lineato, che ha in sé il suo concetto e le leggi del suo sviluppo. La piú grande qualitá del genio è d’intendere il suo argomento, e diventare esso, risecando da sé tutto ciò che non è quello. Bisogna innamorarsene, vivere ivi dentro, essere la sua anima o la sua coscienza. E parimente il critico, in luogo di porsi innanzi regole astratte, e giudicare con lo stesso criterio la Commedia e l’Iliade e la Gerusalemme e il Furioso, dee studiare il mondo formato dal poeta, interrogarlo, indagare la sua natura, che contiene in sé virtualmente la sua poetica, cioè le leggi organiche della sua formazione, il suo concetto, la sua forma, la sua genesi, il suo stile. Che cosa è l’altro mondo?

È il problema dell’umana destinazione sciolto, è il mistero dell’anima spiegato, è la fine della storia umana, il mondo perfetto, l’eterno presente, l’immutabile necessitá. Nella natura non ci è piú accidente, nell’uomo non ci è piú libertá. La natura è predeterminata e fissata secondo una logica preconcetta, secondo l’idea morale. Reale e ideale diventano identici, apparenza e sostanza è tutt’uno. L’uomo non ha piú libero arbitrio: è li,