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di lá dal quale non si vede nulla, e perciò si vede tutto, quello che intendete voi e quello che intendiamo noi. Se dunque la vostra allegoria è come l’ombra di Banco, messa tra voi e noi, che ci toglie la vostra vista; se il vostro poema è divenuto un immenso geroglifico, un mondo ignoto, alla cui scoperta si son messi infruttuosamente molti Colombi; di chi è la colpa? Non è forse della vostra poca logica, che altro intendete e altro fate? — Rimproveri che sono un elogio.

Cosi è. Dante è stato illogico; ha fatto altra cosa che non intendeva. Ciascuno è quello che è, anche a suo dispetto, anche volendo essere un altro. Dante è poeta e, avviluppato in combinazioni astratte, trova mille aperture per farvi penetrare l’aria e la luce. Tratto ad una falsa concezione dal vezzo de’ tempi, valica l’argomento e si trova in un mondo di puri concetti, e fa di questi la sua intenzione, e si tira appresso tutta la realtá e ne vuol fare la figura de’ suoi concetti. Ma, come attinge il reale, ivi sente se stesso, ivi genera, ivi l’ingegno trova la sua materia: quelle figure prendono corpo, acquistano una vita propria; e le diresti creature libere e indipendenti, se quella benedetta intenzione non vi fosse rimasa attaccata come una palla di piombo, impacciando a volta a volta i loro movimenti. Cosí quel mondo intenzionale, tanto caro al poeta, si è ito come nebbia dissipando innanzi alla luce del mondo reale, solo rimasto vivo. Tutto l’altro è l’astratto di quel mondo, è il lavoro oltrepassato: non è la Commedia; è il suo di lá, la sua nebbia, che pur penetra qua e lá e lascia delle grandi ombre, che gl’interpreti dilatano e trasformano in una sola e vasta ombra. A quel modo che i geologi scoprono i vestigi di forme imperfette, che attestano la lenta e progressiva formazione della materia, qui si discernono i frammenti di un mondo prosaico, intellettuale, allegorico, scissi, isolati, sterili, piú o meno tollerabili, secondo la maggiore o minore abilitá dell’esposizione, inviluppati in una forma piú alta, alla quale il genio sospinge il poeta attraverso gli errori della sua poetica. I quali frammenti sono i fossili della Commedia, morti giá da gran tempo, vivi solo agli eruditi, i geologi della letteratura; e se la loro morte non ha potuto seco involgere il