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vii - la «commedia» 147


assegnando a ciascuno il suo luogo. L’anima nell’inferno e nel purgatorio, non essendo uscita ancora dal terreno, ha a guida il lume naturale, la ragione o la filosofia; ma la ragione è insufficiente senza la grazia di Dio: fatta libera e monda e leggiera, ha nel paradiso maestra la grazia o la teologia, luce intellettuale, che le mostra la scienza senza velo o Dio nella sua essenza.

Perché l’altro mondo è allegorico, figura dell’anima nella sua storia, il poeta è sciolto da’ vincoli liturgici e religiosi e spazia nel mondo libero dell’immaginazione. Prendendo a base le tradizioni e le forme cristiane, adopera alla sua costruzione tutt’i materiali della scienza, sacra e profana, e le tradizioni e favole del mondo pagano, mescolando insieme Enea e san Paolo, Caronte e Lucifero, figure classiche e cristiane. Così ha realizzato quel mondo universale della coltura, tanto desiderato dalle classi colte e fino allora tentato invano, cristiano nel suo spirito e nella sua letteratura, ma dove giá penetra da tutte le parti il mondo antico. Mescolanza che in molti contemporanei pare strana e grottesca, legittimata qui dall’allegoria, che concede al poeta libertá di forme ch’egli creda piú acconce a significare i suoi concetti. Il mondo pagano e la scienza profana sono qui materiali di costruzione, usati a edificare un tempio cristiano, a quel modo che colonne egizie e greche si veggono talora nelle costruzioni moderne divenire simbolo e figure de’ nuovi tempi e delle nuove idee. Così a questa costruzione gigantesca prendon parte tutte le etá e tutte le forme, fuse insieme e battezzate, penetrate da un solo concetto, il concetto cristiano.

L’ordito è semplicissimo: è la storia o mistero dell’anima nella sua espressione elementare, come si trova nella rappresentazione della Commedia dell’anima, e l’hai giá tutta e chiara innanzi, fin dal primo canto. Dante nel giorno del giubileo, quando Bonifazio facea mostra di tutta la sua possanza e il mondo cristiano si raccoglieva intorno a lui, si trova smarrito in una selva oscura, e sta per soggiacere all’assalto delle passioni, figurate nella lonza, il leone e la lupa: quando a camparlo dal luogo selvaggio esce Virgilio, e lo mena seco a contemplare l’inferno