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oggi, sono quelle che non hanno alcuno scopo politico, come la Mirra, l’Agamennone, il Saul, segno che il nostro giudizio non è alterato da preoccupazioni politiche. In effetti Alfieri non iscrisse tragedie per inculcare e propagare le sue politiche opinioni; nessuno amò piú la sua arte solo per l’arte; vagheggiò un ideale altissimo di tragica perfezione; si formò un concetto tutto suo della tragedia, pose ne’ suoi tragici lavori ogni sua speranza di gloria, e vi attese con amore e con coscienza. Vi versò entro la politica, come parte di sé, ed il sentirsi egli stesso oppresso e schiavo con tanta coscienza della umana dignitá, con tanta passione di libertá, aggiunge alle sue armonie un suono rotto e cupo simile al fremito dell’uomo che scuote le sue catene, qualche cosa di profondo e di terribile, che scintilli da un fondo oscuro. Se Alfieri abbia aggiunto al suo ideale, se nel suo genere sia tragico perfetto è una quistione estetica che non accade qui trattare. Volevo solo mostrare che il classicismo di Alfieri non ha niente in sé di letterario e di rettorico, che sotto quella forma vi sta tutto lui, tutto il suo tempo, e che la parte politica non è il sostanziale, uno scopo assoluto a cui serva la tragedia alfieriana, ma uno solo de’ suoi elementi, il quale infiamma gli affetti senza nuocere all’arte.

Qual è l’influenza politica che ebbero Alfieri e Foscolo sulle nuove generazioni?

Per dare giudizio di questo è uopo essere vissuto in mezzo al paese, del quale si vuol parlare. Il Gervinus legge la Tirannide di Alfieri, e la biografia di Ugo Foscolo, ed argomenta dalla sua impressione l’influenza di quei due ilustri scrittori sulla gioventú italiana. Trova nella Tirannide tre sentenze, e suppone che in Italia vi sieno partiti, de’ quali chi si sia appigliato all’una e chi all’altra di quelle sentenze. Trova Ugo Foscolo contraddittorio nella sua condotta, e si maraviglia come abbia potuto essere per cosí lungo tempo l’ideale de’ giovani italiani, e si rallegra seco che la gioventú tedesca si sia mostrata piú savia.

Leggete uno scrittore nella vostra stanza: voi ve ne fate un giudizio; uscite in piazza: il giudizio è diverso. La ragione è chiara. Le moltitudini non comprendono di uno scrittore che