Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/198

i92 saggi critici

Si faceva guerra al feudalismo con vocaboli tolti alle guerre civili. Qui era il lato ridicolo. Eppure leggendo quelle orazioni e quei proclami e quelle storie voi non ridete: sentite che v’è sotto qualche cosa di serio che vi agghiaccia il riso. Gli uomini valevano meglio del loro linguaggio, e quella forma rettorica aveva per contenuto un mondo nuovo, che con una immagine ancora confusa del suo avvenire riposavasi provvisoriamente in un glorioso passato. Voi ridete quando sentite patria, libertá, eroismo sui banchi delle scuole; voi v’inchinate riverenti, quando le udite in bocca di Mirabeau o di Mario Pagano. Il classicismo nel suo senso piú elevato significa due cose: la patria fatta principio e fine d’ogni virtú; la dignitá dell’uomo, l’agere ed il pati fortia. Questa patria e questa dignitá non viveva piú che nelle scuole. Non vi era si vil cortigiano, che non avesse declamato nei suoi begli anni il civis romanus sum, ed il dulce et decorum est prò patria mori. Tutto questo divenne serio.

La patria antica avea un contenuto suo proprio. Nelle scuole fu nome senza soggetto. Noi prendemmo il nome e vi aggiungemmo un nuovo soggetto. Si può disputare se la patria sia veramente la virtú madre, se vi sia qualche cosa al disopra di lei. Ma gli uomini sono cosí fatti. Quando vogliono uno scopo, comprendono in quello tutti gli altri, quello scopo diviene l’universo. Noi volevamo una patria, e la patria fu per noi tutto. Il classicismo non fu dunque per noi una societá morta: fu la nuova societá sotto nomi antichi. Prendemmo il nome di patria circondata dall’aureola di tutta l’antichitá, e ci ponemmo a fondare la patria moderna. Gli eroi di Plutarco generarono gli eroi del ’99. E quando, dopo si lunga morte di ogni vita pubblica, l’uomo potè chiamarsi cittadino, si senti nel petto l’orgoglio di Muzio.

Fu etá di grandi passioni, l’etá epica della rivoluzione.

Alfieri e Foscolo voi non potete comprenderli, se non me li congiungete con questo movimento. Il classicismo di Alfieri non ha niente di comune col vuoto classicismo del Metastasio, né col classicismo pomposo e un cotal po’ rettorico di Corneille. Le situazioni che Alfieri ha scelte nelle sue tragedie hanno un