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v. l’«orlando furioso» 93

Rinaldo quanto aveva di volgare e plebeo. Astolfo ha perduto il carattere di buffone ed è divenuto l’organo principale dell’immaginazione nel poema.

La grandezza dell’Ariosto comincia dove comincia la poesia; lì comincia il suo lavoro: col Boiardo, con l’invenzione e la concezione non comincia la poesia. Chi dopo Omero più s’innalza nella compiuta obiettività della rappresentazione è Ariosto. Ha rappresentata la vita cavalleresca senza mescolarvisi. Vi sono uomini attori e spettatori; l’Ariosto, rappresentando la Cavalleria con tutta la vivacità dell’immaginazione, ne sta lontano, la guarda con l’occhialino del suo tempo, con una ironia superiore che distinguete dallo stile o da qualche barzelletta finale. Questi due punti avremo quindi da esaminare in Ariosto: la sua rappresentazione obbiettiva; la sua ironia.

Voglio caratterizzarvi la forma dell’Ariosto. Il carattere proprio di questa forma è la rappresentazione diretta e immediata dell’oggetto, detta «rappresentazione omerica».

Sonvi momenti felici nella vita, in cui la nostra intelligenza è così lucida e potente che apprendiamo immediatamente l’oggetto senza che nulla d’estraneo s’inframmetta fra esso e noi. In altri momenti la nostra intelligenza è turbata; più ci sforziamo d’afferrarlo, e più ci sfugge l’oggetto, e meno possiamo afferrarlo; ne rimaniamo staccati; e volendo né potendo pur coglierlo in sé, ci affatichiamo almanaccando, stillandoci il cervello per esprimerlo con rapporti e comparazioni. E facciamo come il cieco che diceva il color rosso esser simile al suono del tamburo, non afferrandone che una circostanza, la forza.

La forma artistica più perfetta, il segno caratteristico della fantasia, sta nell’apprender l’obietto come se ci stesse dinanzi; facoltà propria di tutti i grandi ingegni di tutti gli indirizzi.

Nella letteratura prima appariscono i poeti istintivi, più tardi i raffinati, ché l’arte ha tre forme naturali. Prima quando il poeta non ha la forza di afferrare l’obietto, lo dipinge grossolanamente aridamente superficialmente come Pulci e Boairdo. Quando il poeta sente il bisogno d’afferrarlo, e si sforza e lo vede con l’osservazione, la forma è raffinata, come avviene fra