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V

L’«ORLANDO FURIOSO»

Il Boiardo morendo lasciò nome popolarissimo e ricordato con un misto d’ammirazione e dispiacere: ammirazione per un poema così esteso e che veniva considerato da’ letterati come il non plus ultra della poesia italiana, e dispiacere perché fosse rimasto interrotto sul più bello, e sopratutto perché fosse rimasto incompiuto non solo per l’ordine de’ fatti, ma ancora per lo stile. Quindi capirete come si popolarizzasse il poema, come quelle avventure immaginarie fossero note non meno della storia greca o romana, come que’ nomi fantastici suonassero in bocca a tutti.

Alcuni letterati pensarono a compiere il suo poema: fra gli altri l’Agostini avvocato, il Domenichi professore, e Ludovico Dolce letterato, l’hanno continuato; e sono ignoti per la perfetta aridità e grossolanità d’invenzione e di rappresentazione. Altri vollero dargli le ultime cure: fra’ quali il più celebre è il Domenichi, un gran pedante, che ha corretta l’opera del Boiardo come un maestro pedante può correggere le composizioni d’uno scolare, aggiungendovi oscurità, pedanteria, contorcimenti e pretensione. Il Berni è stato più abile ed ha saputo ritoccare da maestro l’opera del Boiardo.

Tale era il poema romanzesco in Italia, quando l’Ariosto sorgeva nella Corte di Ferrara, dove fu perfezionata la poesia italiana, ch’era cominciata nella corte de’ Medici.