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74 la poesia cavalleresca

Ruggiero e poi Mandricardo. Vengono l’uno dopo l’altro; sicché l’interesse riman sempre vivo; e sono tutti, tranne Gradasso e Ruggiero, gagliardi, feroci e millantatori. Questi personaggi non si dimenticano più, e finché la posterità ricorderà Rodomonte e Ruggiero, ricorderá Boiardo. Ma fu un poeta incompiuto: aveva molta fantasia per concepire e creare ma che non giungeya sino all’immaginazione. I suoi personaggi hanno contorni e disegni, non carnagione, né vita: non hanno carne: sono idee platoniche, e la poesia ha bisogno di realtá. È un difetto di forma. Concepisce e disegna i personaggi, ma non sa farli camminare con tutta la pienezza della vita.

Il mezzo più utile e più piacevole per istudiar la forma del Boiardo consiste nel paragonarla a quella del Berni, rintracciando i difetti del Boiardo ed esaminando fino a che punto e come il Berni sia pervenuto a correggerli.

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Ricapitolandoci sul Boiardo diremo che i suoi difetti consistono in un fondo ridicolo trattato con l’apparenza della serietà; in due azioni staccate, corrispondenti a due elementi distinti e non fusi: in un disegno illimitato che sfugge alla memoria, stanca l’attenzione, attutisce l’interesse, aggravato com’è dal cumulo degli episodi.

Ma non per questo potete dire ch’è un cattivo poeta: bisogna distinguere i difetti accessori da’ sostanziali, e le bellezze accessorie dalle inerenti. Il voler ricavare conclusioni assolute da premesse relative e contingenti, è un sofisma. Se il difetto è accessorio, il poeta rimane grandissimo. Questa è un’osservazione tanto importante che basta a spiegare i difetti della critica passata e di molti critici presenti nel giudicare i poeti. Shakespeare è rozzo; ribocca di antitesi e metafore, ha molte lacune, spesso presenta male i personaggi, fa errori volgarissimi nello sceneggiare. Ergo, è un cattivo poeta. Quest’ergo è stato dedotto: Shakespeare è stato chiamato un barbaro che aveva alcuni lampi d’ingegno; ed il medesimo è stato detto di Dante.