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52 la poesia cavalleresca

stavano nel giardino d’amore: ma li ha colti in un momento di commozione. Che ha fatto il Pulci? Ha aperto un’opera zoologica ed ha poi ammassati insieme i nomi di tutti quegli animali. Non v’è animale più poetico dell’uccello; ecco come il Pulci ne parla:

     Il marin tordo, il bottaccio e ’l sassello,
La merla nera e la merla acquaiola.
Poi la tordella e ’l frusone e ’l fanello,
E il lusignuol ch’ha si dolce la gola,
Il zigolo, il bravieri e il montanello.
Avelia e capitorza e sepaiuola,
Pincione e niteragno e pettirosso,
Il raperugiol che mai intender posso.
     Quivi era la calandra e ’l calderino.
Il monaco ch’è tutto rosso e nero,
E ’l calenzuol dorato, e il lucherino,
E l’ortolano e ’l beccafico vero;
Insino al re de le siepe piccino,
La cingallegra, il lui, il capinero.
Pispola, codirosso e codilungo,
E uno uccel che suol beccare il fungo.
E così séguita, per sette od otto ottave. Non ha il sentimento dell’arte.

Quando Ariosto descrive una bella donna, non ne descrive tutte le parti, ma il movimento che cattiva l’attenzione di chi la guarda. Ecco come descrive la figliuola del re di Frisia, quando Bireno se ne innamora:

     La damigella non passava ancora
Quattordici anni, ed era bella e fresca,
Come rosa che spunti allora allora
Fuor de la buccia, e col sol nuovo cresca.
Quanto giudizio in questi particolari; ha saputo prendere le immagini che dovevano aver più forza su Bireno. Così non dice