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iii. il «morgante» 43

muore a metà, Morgante, essere accidentale che, dando il nome al libro, mostra l’intenzione di scendere al buffonesco ed al plebeo. Morgante è il tipo di tutti que’ guerrieri. Tutti quanti, benché abbiano contee, ducati e ricchezze, non hanno né coltura né educazione: sono buffoni, e Morgante rappresenta l’idea tipica della buffoneria.

Né questo basta al Pulci; Morgante ha sempre alcune qualità nobili. Ora il poeta gli ha posto accanto, come ultima punta della buffoneria, un compagno, Margutte, beone, mangione, mariuolo, millantatore, re de’ buffoni volgari. Lo riunisce in due canti con Morgante e rappresenta in particolare tutta la loro natura.

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V’ho detto che il centro del comico immaginato da Pulci è il Morgante. Il quale, posto mente alle proporzioni è una superfetazione, un dippiú; tolto il quale tutto andrebbe egualmente bene, ma che rivela il vero ideale comico dell’autore. Comparisce divertendosi con due suoi fratelli a scagliar pietre sovra una badia. Orlando, uccisi i due fratelli, picchia all’uscio di Morgante, mentre questi sognava d’esser allacciato da un serpente, d’aver chiamato più volte Maometto infruttuosamente, e d’esser stato lasciato dal serpente appena aveva invocato Cristo. Saputo che Orlando era cristiano, gli chiede il battesimo. Ma questa conversione non cambia il suo carattere; l’essere morale rimane il medesimo; crede in Cristo perché lo crede più potente di Maometto.

Chi è Morgante? Rassomiglia ad un uomo dell’infima classe, ad un facchino: ha gran forza fisica, e tutte le qualità morali corrispondenti. Quelli che erano eroi, sono rimasti all’ultimo fondo, mentre la società s’è sollevata al di sopra. Morgante ha tanta forza da portare un campanile. Ha una immensa audacia, ossia coscienza della propria forza; ed è un allegro compagnone. E finora non siamo ancora usciti dal facchino. A queste qualità se ne unisce un’altra. È un essere immediato; quando sente esprime subito ciò che sente come lo sente, senza che il mondo