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38 la poesia cavalleresca

un posto ristrettissimo; il solo mago è Malagigi, ed a tre riduconsi le sue prodezze. La prima è il privar Creonta dell’invulnerabilità. Tradizione grossolana, grossolanamente riprodotta. La seconda è un cambiamento di spade e di cavalli fra Rinaldo ed Orlando: altra buffoneria senza scopo. Ma nella terza impresa di Malagigi il Pulci si è abbattuto in un’invenzione ch’è la sola rimasta, specialmente perché il Tasso s’è degnato d’impadronirsene. Mentre si prepara la battaglia di Roncisvalle, Malagigi, ricorrendo ai mezzi magici per richiamare Rinaldo e Ricciardetto che stavano in Egitto, spaccia loro Astarotte e Farfarello, perché possano giungere a tempo. È l’episodio di Armida e Rinaldo. Ma, mentre nel Tasso tutto è serio, nel Pulci rinvieni un misto di scherzoso e di serio. Per trasportare rapidamente Carlo ed Ubaldo alle Isole fortunate. Tasso ha immaginato una vela d’oro incantata: arditezza d’immaginazione che i piroscafi hanno in certo modo realizzata. Il Pulci fa entrare Farfarello ed Astarotte nelle visceri de’ due cavalli, che, indemoniati, saltano oceani e fiumi: v’è del grottesco. Giunti allo stretto di Gibilterra, Rinaldo domanda ragione delle colonne d’Ercole ad Astarotte; e nasce una di quelle arditezze dell’immaginazione che il Tasso ha imitato, facendo però il profeta a buon mercato. Qui troviamo ottave stupende, che paiono scritte dopo la scoverta dell’America, mentre in realtà furono scritte cinquant’anni prima di Colombo che realizzò la bizzarria del Pulci.

     — Sappi che questa opinione è vana,
Perché più oltre navicar si puote,
Però che l’acqua in ogni parte è piana.
Benché la terra abbi forma di ruote.
Era più grossa allor la gente umana.
Tal che potrebbe arrossirne le gote
Ercule ancor d’aver posti que’ segni,
Perché più oltre passeranno i legni.
     E puossi andar giù nell’altro emisperio,
Però che al centro ogni cosa reprime;
Si che la terra per divin misterio
Sospesa sta fra le stelle sublime,