Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/31

26 la poesia cavalleresca

tutti que’ fatti ripetuti senza invenzione e malamente aggregati.

Sparge il ridicolo da per tutto. Come non posso entrare oggi nella disamina del poema mi basterà di dirvi in che modo rappresenti la religione, ch’è un accessorio. Il Pulci non è un uomo serio, che faccia guerra alla religione a viso aperto; egli era uno di quegli uomini mansueti che trovavano piacere nel poterle menare la loro botta senza pericolo. È coverto, ed in apparenza sempre tutto ortodosso; ma dice queste cose ortodosse con tale stile, con tali particolari e tali scherzi, da far subito indovinare ciò che e’ ne pensi.

Il Pulci invoca la Trinità e la Vergine come i predicatori:

In principio era il Verbo appresso a Dio,
Ed era Iddio il Verbo, e il Verbo lui;
Quest’era nel principio, al parer mio,
E nulla si può far sanza costui.

È il principio del Vangelo. Ma ponete mente al modo di dire, alle idee accessorie:

Quest’era nel principio, al parer mio,

verso che viene inteso subito a rovescio:

E nulla si può far sanza costui.

Allude a’ predicatori; ponete mente al «costui».

In un altro luogo, mette in caricatura quel miscuglio d’italiano e di latino e quegli argomenti e quegli ergo di cui si servivano i predicatori:

Forse saremmo ognuno maomettisti,
Ergo, Carole, in tempore venisti.

Uno dei modi co’ quali suole giungere alla caricatura, è il presentare seriamente un’idea e poi terminare con un verso scherzoso.