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iii. il «morgante» 25

cristiana, di ventimila uomini, è sorpresa in Roncisvalle da dugentomila pagani. Tutti, vengono trucidati; muoiono Ulivieri, Baldovino, Orlando, il quale aveva suonato il corno si violentemente che gli erano crepate le vene della fronte ed il corno spaccato in due, e che il suono era stato inteso da Carlo tante miglia lontano. Carlomagno quindi stermina i pagani, prende Saragozza, impicca Marsilio, e, ritornato a Parigi, attanaglia Gano. Il poema finisce con un Salve Regina ed un ringraziamento alla Vergine Santissima.

Ciò che prima colpisce in questo ordito è la mancanza sostanziale di un’azione centrale intorno a cui si aggruppino tutti i fatti: sono tanti romanzi diversi, tante totalità che solo Gano unisce. Sicché, dovendo sempre ricominciare da capo, l’interesse langue. Questo è il primo sbaglio: mancava al Pulci una mente sintetica che sapesse dare una vera unità artistica a questo lavoro.

V’è un altro difetto più grave. Egli prese queste avventure da traduttori e rapsodi che copiavansi l’un l’altro, cambiando i nomi, serbando i fatti e non ha saputo infondervi vita ed immaginazione. Trovi in lui mancanza di varietà, continua ripetizione di fatti.

Orlando parte, ed i tre guerrieri vanno in cerca di lui, due volte; Orlando e Rinaldo combattono fra di loro senza conoscersi, due volte. Ulivieri s’innamora di Forisena e la lascia per Meridiana; Rinaldo s’innamora di Luciana e la lascia per Antea. Orlando e Morgante, Rinaldo e il veglio della Montagna, Calavrione, Erminione, Antea, le minacciate impiccagioni di Astolfo e di Ricciardetto, sono evidenti ripetizioni. V’è poca mente sintetica e molta povertà d’invenzione.

Si aggiunga la nessuna importanza che dà alle più grandi cose. Erminione, Calavrione, Antea vengono a Parigi ciascuno con trecentomila uomini, e partono persuasi da pochi discorsi, senza operare. Grandi mezzi, grandi apparecchi producono il nulla. «Parturiunt montes».

Ma ci è qualche cosa in lui che lo fa leggere con piacere: è lo spirito comico satirico che ferve in tutto il poema, e che ne anima