Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/24


ii. i romanzi cavallereschi i9

con la serietà di chi crede. Eppure la forza fisica ha limiti e le azioni meravigliose su cui è fondato il romanzo cavalleresco non ne hanno, rimangono sempre in disproporzione le azioni e la forza, giacché questa per quanto si supponga grande è sottoposta alle leggi del finito. Carlomagno con tutti i suoi otto piedi non poteva volare, non poteva in un giorno andar dall’Europa in Africa, o distruggere un esercito lui solo.

Quindi ricorsero a forze sconfinate, illimitate, direi quasi infinite, e procedenti non solo dagli Angeli, da’ Demonii, da Dio, che la teologia limita, ma dalla magia tanto orientale quanto occidentale con tutte le sue operazioni, parte graziose, parte orride, parte comiche.

Qual campo non si offre all’immaginazione! Società libera, uomini liberi, potenti per forza propria o soprannaturale! Eppure non vi son per anco tutte le condizioni epiche. Quali sono i motivi che dirigono questi cavalieri? Qual’è l’uso della loro libertà, l’obietto delle loro passioni? Se tutta l’energia rozza barbara de’ cavalieri fosse impiegata per raggiungere de’ fini materiali come quei che sono perseguiti da tanti uomini moderni, denari titoli posti vanità, voi trovereste in essi tanta piccolezza, tanta prosa che tutto il resto non varrebbe ad innalzarli. Ci vogliono de’ fini superiori a cui sacrifichino questi fini del volgo.

Vi ricorderò un aneddoto del Don Chisciotte che come sapete è la caricatura de’ cavalieri che ne conserva ancora tutta la parte nobile. Don Chisciotte dice a Sancio Panza che rappresenta la plebe: i cavalieri erranti o non mangiavano mai o mangiavano ben di rado, giacché non trovo mai accennato questo loro pranzare ne’ romanzi, sicché io come cavaliero e tu come scudiero dovremmo digiunare per non so quanti giorni e quante notti. Non è a dire come Sancio Panza, il quale consentiva a mille altre stravaganze quando le costole del padrone ne andavano di mezzo, protestasse in questo caso.

Questo è uno de’ tratti più notabili de’ poemi romanzeschi. I cavalieri non solo sono al disopra de’ fini ignobili e prosaici, ma sono anche sottratti a’ bisogni terreni, li sacrificavano. Non