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ii. i romanzi cavallereschi i7

fra l’immobile fato della legge sociale e la volontà che le contrasta e si ribella: in Coriolano, in Appio, in tutti quelli che sono mossi dall’ambizione, dall’avidità, dalla lussuria, dalla brama di ricchezze, dalla vanità, dagli onori a sconvolgere lo stato. Non è epico perché non vi si trova una società poetica, ma è drammatico; v’è materia per Ennio e per Lucano, non per Omero e per Virgilio. Dunque non basta che il contenuto sia libero ma bisogna che sia poetico; che la società sia libera e che gl’individui siano liberi.

Guardate la società cavalleresca. La libertà è una delle condizioni che la fa più poetica.

Al di sotto vi è la vile moltitudine, la plebe che se comparisce, comparisce solo perché i cavalieri mostrino la loro forza e la loro prodezza a spese delle loro teste, delle loro braccia e delle loro gambe, non esiste che per esser tagliata domata uccisa da loro.

Al di sopra pare che vi sia una gerarchia; vi è un papa, un imperatore, da cui pare che tutto debba dipendere.

Ma l’imperatore disarmato non aveva forza alcuna che pe’ principi pe’ re pe’ marchesi pe’ baroni, pe’ feudatari insomma; era una semplice comparsa da teatro che tanto valeva in quanto era obbedito.

Cos’è Carlomagno, il quale anche storicamente fu il maggior uomo de’ suoi tempi, in questi romanzi? È l’imperadore; ed infatti se si tratta d’una processione, d’una festa egli sta nel mezzo e gli altri fannogli corona. Ma se si tratta d’operare, allora questi sudditi fedelissimi si mostrano bastantemente indocili; chi lo ingiuria, chi lo schiaffeggia, chi lo pianta: non è che l’unità nominale della poesia cavalleresca intorno alla quale aggruppansi i cavalieri che ne sono il nocciolo, la sostanza.

Ne’ cavalieri vi è una doppia qualità. Hanno grandi forze e grandi passioni e la dimostrazion libera di esse. Non basta che sian liberi ma è d’uopo che abbino ancora la forza necessaria per recare in atto i loro intendimenti. Non vi è nulla più ridicolo di chi vuole e non può. Don Chisciotte non è che la rappresentazione di questo contrasto della volontà contro la limitata libertà e l’impotenza delle forze.

F. de Sanctis, La poesia cavalleresca. 2