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iii. pietro metastasio 205

lico; non lo trasformava, ma lo accentuava e lo coloriva nel suo movimento; perché l’idillio senza elegia è insipido. Una immaginazione non penetrata dalla serietá di un mondo interiore, appena ventilata dal sentimento, scorre leggiera su questo mondo idillico, e vi annoda e snoda una folla di accidenti, che gli dánno varietá e vivacitá. Sembrano sogni che svaniscono appena formati, ma con tale chiarezza plastica ne’ sentimenti e nelle immagini, che ci prendi la piú viva partecipazione. Il poeta vi s’intenerisce, vi si trastulla, vi si dimentica:

     Sogni e favole io fingo, e pure in carte
Mentre favole e sogni orno e disegno.
In lor, folle ch’io son, prendo tal parte.
Che del mal che inventai piango e mi sdegno.
Di favole e sogni ce n’era tutto un arsenale nelle nostre infinite commedie e novelle dove attingevano anche i forestieri, e dove attinge Metastasio. Ciò a cui mira è sorprendere, fare un colpo di scena, guidato dalla sua grand’esperienza del teatro e del pubblico. Ingegno svegliato e rapido, non perde mai di vista lo scopo, non s’indugia per via, divora lo spazio, sopprime, aggruppa, combina, producendo effetti subitanei e perciò irresistibili. Combinazioni drammatiche che appunto perché mirano a uno scopo meramente teatrale, mancano di serietá interiore, e spesso hanno aria d’intrighi comici, con que’ viluppi, con quegli equivoci, con quei parallelismi. Né solo il comico è nella logica stessa di quelle combinazioni, nel loro imperfetto organismo, ma nella natura stessa de’ fatti, che spesso sono episodii della vita comune nella sua forma piú pettegola e civettuola. Cosi un eroico puramente idillico andava a finire ne’ bassi fondi della commedia; Cesare sonava il violino e faceva all’amore. Tale era Metastasio, e tale era il suo tempo, idillico, elegiaco e comico, vita volgare in abito eroico, vellicata dalle emozioni dell’elegia, e idealizzata nell’idillio.

Si può ora comprendere il meccanismo del dramma metastasiano. Ha in cima l’eroe o l’eroina, Zenobia o Issipile, Temistocle o Tito. L’eroe ha tutte le perfezioni che la poesia ha