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III

PIETRO METASTASIO


L’uomo che rappresenta lo stato di transizione fra la vecchia e la nuova letteratura italiana, è Metastasio. L’antica letteratura non essendo oramai piú che forma cantabile e musicabile, ha come sua ultima espressione il dramma in musica, dove non è piú fine, ma mezzo, è melodia e serve alla musica. Ma non vi si rassegna e vuol conservare la sua importanza, rimanere letteratura. Quest’ultima forma della vecchia letteratura è Metastasio.

Dal Tasso al Metastasio ci era giá in Italia il sentimento vago che la letteratura era invecchiata, e che una riforma fosse necessaria. Alcuni cercarono novitá negli argomenti, altri negli intrecci delle strofe, altri in modi piú variati di versificazione, lutti, avendo alle mani un repertorio giá vecchio di concetti e d’immagini, si studiavano di darci almeno novitá di espressione, raffinando e aguzzando. Da quest’ultimo sforzo letterario del cervello italiano usci l’Aminta, il Pastor Fido e l’Adone. Qui la forma si fa valere infinitamente piú che il suo contenuto, essendo tutto l’interesse non nel che, ma nel come, nel valore dell’espressione. Appunto perché l’espressione fa stacco, ha un valore per se stessa; non è piú forma, non è piú fusione, non è espressione che riceva il suo significato e la sua importanza dalla cosa espressa, ma è un semplice mezzo meccanico, divenuto fine a se stesso. Il contenuto ci sta non per sé, ma per la parola;