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II

I ROMANZI CAVALLERESCHI


Abbiamo visto nella lezione precedente come il secolo quindicesimo, in apparenza muto, inattivo, fosse una lunga preparazione, una faticosa elaborazione alla quale successe il secolo sedicesimo, secolo di creazione. Cosí l’uomo dapprima raccoglie materiali, si crede tutto ciò che legge; è passivo e riceve tutte le impressioni dal di fuori, poi si ripiega sopra quello che legge, ed acquista tutta la libertà d’impressione, insino a che a sua volta può creare anche lui.

Il secolo decimosesto non nasce come un fungo, ma è preparato da’ lunghi oscuri lavori del secolo precedente. Quello che trovate nel secolo preparatorio, troverete nel secolo creativo, solo il modo di lavorare è differente: nel primo si lavora da erudito, nel secondo da poeta, da storico.

Nel secolo decimoquinto vi sono due indirizzi: il primo che può chiamarsi classico è una tendenza degli spiriti a restituire gli antichi manoscritti, a commentarli, a professare sulla letteratura e sulla civiltá greca e latina. Il secondo è proprio della gente rozza e incolta che si appassionava pe’ romanzi spagnuoli francesi ed inglesi. Questi due indirizzi sono riprodotti o per meglio dire continuati nel secolo decimosesto. Vi sono de’ scrittori continuatori e imitatori del passato, e degli autori, se pur meritano questo titolo raffazzona tori di romanzi forestieri. Fra questi sorgono alcuni ingegni creatori, i quali s’impossessano del