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le lezioni di grammatica 93

naturale o sociale, piena di varietà e poco riducibile a principii fissi. Per trovare in quella storia la scienza, si richiedeva altra cultura e altra preparazione. Nella mia ricerca dell’assoluto, avrei voluto ridurre tutto a fil di logica, e concordare insieme derivazioni, scrittori e popolo; ma, non potendo sopprimere le differenze e guastare la storia, ponevo l’ingegno a dimostrare la conformità del fatto grammaticale con la logica, della storia con la scienza. Chi vinceva avea sempre ragione; e coi più sottili argomenti dimostravo la ragione della vittoria.

Anche nel metodo volevo la scienza; e metodo scientifico era non l’arbitrario succedersi delle cose, secondo i preconcetti di questo o di quello, ma la cosa stessa nel suo movimento naturale. Io voleva una sintesi provvisoria, per darmi il piacere di decomporla e procedere analiticamente e riuscire poi ad una composizione definitiva. La mia sintesi provvisoria era il discorso di cui davo una spiegazione intuitiva, esponendone le parti in un gran quadro sinottico. Poi, biasimando quel rilegare in ultimo l’ortoepia, e l’ortografia, io cominciavo dalle sillabe e dalle parole, in quanto sono pronunziate e scritte, salvo l’interpunzione, ch’era l’ultimo capitolo della mia grammatica. Indi le parole erano analizzate secondo il loro contenuto, sostanze, accidenti, modificazioni, alterazioni, e parecchie cose nuove mi uscivano dette intorno agli articoli, a’ pronomi, agli avverbi, alle preposizioni, alle congiunzioni. Mi ricordo di un quadro, nel quale andavo significando tutti i movimenti intellettuali e materiali, e vi sottordinavo tutte le preposizioni, che parve cosa nuova e mirabile. L’ellissi rappresenta una gran parte in queste analisi, e così spiegai tutte le interiezioni, non dimenticando mai di ricomporre e dare il significato vivo della parola, dopo di averla decomposta e trovato il suo senso logico. Quando questo lavoro anatomico era compiuto, compariva in ultimo il verbo, come il principio della vita o del moto, che metteva in azione tutto quell’organismo. Inselvato in quel ginepraio di tempi, di modi e di verbi irregolari, aguzzando l’ingegno in ridur tutto a regola e a logica, uscivo tutto affannoso alla riva, e ritrovavo la sintassi. E qui le stesse pretensioni. Io non ammetteva la irregolarità