Pagina:De Sanctis, Francesco – La giovinezza e studi hegeliani, 1962 – BEIC 1802792.djvu/89


il collegio militare 83

di tabacco, e io cacciai fuori uno sbadiglio. Ecco il mio uomo entrare in conversazione. Io stendo la mano e dico: — Pardon, — e cerco di pigliare il giornale; ma lui, più lesto di me, disse: — Pardon, — e ci ricadde sopra col naso. Gran Dio! era uno sfinimento. Si avvicinavano le undici, ora in cui solevo terminare le letture e avviarmi al palazzo Sangro. Parte puntiglio, parte curiosità, non mi risolsi di andar via, preferendo quella lettura, tanto più gustosa quanto più ritardata, all’adempimento del dover mio. Gridai: — Cameriere! — Venne, e trovati due soldi di regalo per lui, disse: — Grazie. — Come si fa? — diss’io, — anch’io ho diritto di leggere — . Il cameriere capi, e si voltò a quel signore pancione e tabaccone, dicendo: — Quel signore aspetta — . E lui senza moversi disse: — Ho finito — . Io respirai: l’amico era in terza pagina, e stava col naso giù giù. Fra poco avrà finito! Ma che finito d’Egitto! Egli spiava me di sotto agli occhiali, mentre io spiava lui, e, tranquillo e impassibile, voltò la quarta pagina. — Anche gli annunzi, — diss’io, — costui legge anche gli annunzi! — Vidi in lui un mezzo riso, e mi balenò che che in lui doveva esserci partito preso, e che per me non c’era misericordia. Uscii sconfitto, in collera contro di me che avevo perso tanto tempo attorno a un imbecille. E giurai che non ci sarei capitato più. Ma poi ci capitavo spesso; la natura era più forte dei giuramenti.

Quelle letture mi facevano tanta impressione, ch’io ne parlavo con tutti, in ogni occasione, e faceva dei soliloqui, perché nessuno leggeva i giornali. Io avevo tale memoria, che spesso ripetevo punto per punto qualcuno di quei discorsi. Essi mi udivano con maraviglia, ma senza interesse. Di politica si parlava poco, e io stesso sentiva un’ammirazione letteraria per quei potenti oratori; ma di politica non me ne incaricavo, secondo il motto napoletano. Erano alla moda pettegolezzi letterari; cominciavano a uscir fuori Omnibus, Poliorami e Strenne; le menti costrette in piccol cerchio impiccolivano e pettegoleggiavano. Si chiacchierava ancora molto di musica. Bellini morto, era più vivo che prima. Era il tempo di Lablache e della Malibran. San Carlo era nel suo pieno fiore; la Norma aveva voltato