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82 la giovinezza

minoranza. Avevo poca simpatia però con l’enfasi nebulosa di Odilon Barrot, e con gl’impeti a freddo di Ledru-Rollin. Stavo così profondato in quelle letture, che non vedevo altro, non udivo niente. Non era già, un’attenzione letteraria solamente; io ci portava un’emozione e una passione come fossi un francese,e mi trovassi lí, e prendevo parte per l’uno o per l’altro. Giunto appena nel Caffè, la mia impazienza era vivissima, e, mentre bevevo, divoravo già con gli occhi il giornale. Quei maledetti vecchi negozianti mi facevano crepare di rabbia con la loro flemma. Quando prendevano un giornale, non lo lasciavano più. Io mi rodevo e dicevo tra me: «Pezzo d’asino! mi pare quasi che stia li compitando le lettere». Altro che mezz’ora! Io contavo i minuti, e mi pareva che stessero li le ore intere.

Un giorno vidi uno di quei cotali, e mi presi in fretta il giornale, mentre bevevo il caffè. Egli notò la mia manovra, si accostò gravemente, e disse: — Pardon, — e si riprese il giornale. Io non ci vidi riparo, e lo lasciai fare. Strettamente la ragione era sua: tu bevi il caffè, lascia leggere me. Nella mia vita ci è stato sempre questo, che non ho mai osato di oppormi deliberatamente a cosa che in fondo la mia coscienza dichiarava ragionevole. Quel mostrare di aver ragione, quell’alzar la voce e volere imporsi, quel dire sí quando la coscienza dice no, il presumere e il pretendere non mi è andato mai ai versi. Quel prendere il giornale di sul tavolo dov’era quel signore, mi era parsa una gherminella, a al suono di quel «Pardon» mi venne il rosso fino sulla fronte. Il messere squadernò il giornale, inforcò due occhiali verdi, si prese una grossa pizzicata di tabacco, si pose il giornale sotto il naso, e andava dimenando il capo da destra a sinistra e da sinistra a destra. Io credevo che per delicatezza dovesse far presto sapendo ch’ero lettore anch’io, e che stavo lì aspettando il suo comodo. Guardavo, così, distratto, ma l’occhio ansioso lo spiava, e quel lento movere del capo mi pareva eterno. Per farlo venire in sé, guardai più volte l’orologio, e una volta dissi a mezza voce: — Diavolo! sono già le dieci e mezzo — . Fiato sprecato. Quel galantuomo prese una pizzicata