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il collegio militare 79

un tale atto di sorpresa, e in quella sorpresa c’era tanta bonomia e sincerità, che quelli ridevano più forte: i bricconcelli leggevano sulla faccia tutti i miei pensieri. La miopia mia accresceva il disordine, perché vedevo il male spesso dove non era, e castigavo l’uno per l’altro, tra risa, grida e proteste. Allora per la prima volta mi armai il naso di due formidabili occhiali, che a ogni mio movimento brusco ballavano, e mi facevano parere tanto curioso: quel gran coso su quel volto scarno e pallido. Ma feci male il conto, perché ero uso a vivere dentro di me, ed ero così immerso nel mio pensiero, che non potevo distrarre gli occhi e volgerli in giro, e gli occhiali ci stavano per comparsa.

Però, passata la prima foga, m’accorsi che in certi momenti quei giovanetti mi prestavano attenzione, quando sentivano da me qualche fattarello, o qualche spiegazione chiara, o qualche lettura piacevole o commovente, e allora stavano cheti come olio, e talora i più curiosi davano sulla voce ai più impertinenti o distratti. Pensavo: «il torto non è tutto loro, ma è anche un po’ il mio, che non so interessarli». E m’ingegnai, e posi tutto il mio insegnamento sulla lavagna per attirare l’attenzione e l’occhio di tutti. Quelle maledette regole grammaticali io le ridussi in poche, moltiplicando le applicazioni e gli esempi, e sempre li sulla lavagna. Misi una certa emulazione, invitandoli alla mutua correzione. Mi persuasi che quello resta chiaro e saldo nella memoria, che è ordinato sotto categorie e schemi, logicamente. Così nacquero i miei quadri grammaticali, categorizzando, subordinando e coordinando tutto. Mi ricordai i metodi mnemonici di zio Carlo. Se non che, quelli venivano da combinazioni esterne, superficiali e convenzionali, e i miei venivano dall’intimo nesso delle idee. La mia mente abboniva dai fatti singoli e dai metodi empirici, e correva diritto alle leggi, ai rapporti, riducendo i particolari sotto specie e generi. I miei quadri erano appunto una sintesi, che si andava decomponendo in analisi, e uno degli esercizi più cari ai giovani era, posta la sintesi, di lasciare ad essi l’analisi, che li svegliava, stimolava l’ingegno, accendeva la gara tra loro. Questi quadri avevano un altro lato buono, che non erano materia morta e noiosa nei