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50 la giovinezza

alla napoletana sui prezzi con strilli e voci e gesti grossolani; i più focosi minacciavano, e quelli ridevano. — Pagate, pagate, signori — . Poi c’erano i così detti servi, che ci avevano rotto la testa tutta la notte; e c’era il custode che voleva il regalo, e altre brutte figure; ciascuno stendeva la mano e voleva la mancia. Bisognò mandare alle famiglie, e chieder nuovo danaro. Quando scendevamo pel ponte, quei ladroni fermi sulla gran porta ci facevano le sberleffe, e qualche voce ci giungeva, «bambocci, ragazzaglia», e non dico le parole sconce. Ma chi li udiva? Quando fummo fuori, non ci pareva vero. Ciascuno corse a casa. Io non vidi zio Pietro e zia Marianna che mi venivano incontro, e corsi difilato allo zio che piangeva. Me ne disse delle belle; io non cercai difendermi, e stanco morto me ne andai a letto. La mattina mi levai fresco come una pasqua, e raccontai il fatto ai cugini e a zio Pietro, con certi miei ricami e abbellimenti. La poca pratica della vita, e la lettura dei romanzi mi avvezzavano a queste bugie dell’immaginazione.

Tornai muto e tristo. Non avevo più gusto per la scuola; non aprivo più un libro; avevo la testa vagabonda; non venivo a nessuna conclusione. Zio Pietro pretendeva che dessi a uso della famiglia anche quel po’ po’ di danaro che mi veniva da qualche lezione privata. Io non voleva. Divenni sospettoso, immaginavo le cose più assurde a mio danno, e fin d’allora mi sentii solo. Ripensandoci su, vedo che quella concitazione di nervi, quell’umor nero e pieno di sospetti e di fantasmi, avea la sua origine da fanciullaggini. Ma tant’è. Il fanciullo mette nelle sue piccole quistioni quella serietà e quella passione che l’uomo mette nelle cose grandi. Io mi tenevo già un uomo, e non ero che un fanciullo. La natura non mi avea concesso né garbo, né malizia. Parlavo di prima impressione, e mi usciva tutto di bocca; poi mi pentivo, e mi promettevo maggior attenzione, per tornar sempre da capo. Guardavo in me; non guardavo nelle intenzioni e nelle malizie altrui, ed ero come un uomo posto in così mala luce, che scopre sé e non vede gli altri.