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camillo de meis e la mia scuola 135

gliani era un po’ secco, ma preciso e serrato. Però il suo dire non andava al cuore e non destava entusiasmo. De Meis era insinuante, incisivo, facile all’emozione, e guadagnava gli animi e suscitava le approvazioni.

Una sera la scuola era molto animata. Io era di buonissimo umore, e lessi la Griselda del Boccaccio. Feci parecchie osservazioni piccanti, e scelsi tre giovani perché studiassero la novella e ne facessero la critica. Tra questi era De Meis, che si scusò allegando le sue occupazioni, ma insieme ci annunziò un suo lavoro. Era il primo suo lavoro in iscuola. Successe uno di quei movimenti di attenzione che segnalano qualcosa di straordinario. Egli cominciò adagino, con quella sua voce ohe anche oggi tocca il cuore, senza ombra di ostentazione o pretensione, semplice nello scrivere, com’era nella vita. Si trattava di uno studente venuto in Napoli e divenuto un giocatore. Il giovane era studioso, ma capitato in mala compagnia, fu tratto al vizio. Sul principio il racconto procedeva liscio, ma sempre filato e nutrito, non stagnava mai e non divagava, l’attenzione era sostenuta. Poi, nella storia di quella depravazione progressiva si notarono certe finezze di gradazione, che rivelavano un ingegno superiore. Cominciò nell’uditorio uno di quei movimenti di soddisfazione che si sentono e non si descrivono. Era un senso indefinito di ammirazione, che scoppiò in voci di applauso quando il giovane autore, con uno stile colorito e pittoresco, ci mostrò il giovane sprofondato nel gioco, che «metteva la sua anima su quattro carte dipinte». Quel motto fece così viva impressione, che non l’ho dimenticato più. Quando fini, gli fummo tutti attorno, e io mi levai e gli andai incontro, e dissi: — Ecco un’altra rivelazione — . Ebbe un’ovazione, in mezzo alla quale egli si faceva piccino, quasi per sfuggire a quel trionfo.

De Meis divenne l’anima della scuola. Lo stimavano per il suo ingegno e per la sua cultura straordinaria, e lo amavano per la bontà della sua natura. Anima pura e ideale, accompagnava la rettitudine e severità dei principii con un’amabile indulgenza, che gli amicava anche i più rozzi. Partecipe a tutti i sollazzi giovanili, più per compiacenza che per desiderio, aperto