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8 la giovinezza


Qualche sera zio era solito di condurci in un caffè nella strada Maddaloni. Si faceva una piccola conversazione. C’era un tal don Pietro Nicodemo, uomo erudito e sollazzevole, e don Nicola del Buono, un dotto sacerdote, che insegnava lettere latine e mi veniva zio dal lato materno. Aveva voce di uomo ricco, e stava solo e zio mi diceva: — Perché non cerchi di affezionarti don Nicola? Egli ti è zio, e potrebbe chiamarti a sé e mantenerti lui — . Una sera dunque andammo a quel caffè. E venne il discorso sulla storia romana. Zio aveva fatto molte lodi del mio sapere, e don Nicola per provarmi mi domandò così all’improvviso quale fosse miglior capitano, o Cesare o Annibale. E io risposi subito: — Annibale, — con l’aria sicura di chi non ammette il dubbio. Ed egli raggrinzò il naso grosso e lungo, e disse: — No, Cesare, — con l’aria d’un pedagogo che sta per tirarti le orecchie.— Che Cesare! — diss’io incapricciato, e non sentivo lo zio che mi toccava i piedi e mi dava le occhiate. Tirato dalla foga, andavo innanzi con voce concitata e con gesti vivaci, come cavallo che ha perso il freno. — Che Cesare! — dicevo io. — Cesare vinse i Galli che erano barbari e ignoranti della guerra, e poi con le sue legioni agguerrite gli fu facile vincere i soldati effemminati di Pompeo. Ma Annibale batté i Romani, ch’erano i primi soldati del mondo, con un esercito raccogliticcio, che condusse attraverso i Pirenei e le Alpi con una marcia che Cesare non avrebbe osato pur di concepire. — Don Nicola s’era fatta la faccia tutta fuoco, ili naso pareva un peperone ardente, schizzavano gli occhi, mi par di vederlo, e batteva i pugni sul tavolo, e gridava più di me, perché non voleva parere innanzi a don Pietro che un fanciullo gli prendesse la mano. Don Pietro infine si pose in mezzo con qualche barzelletta, e poi ci recitò un sonetto sopra Cesare, credo io, che terminava con questo verso:

Ecco in un pugno il vincitor del mondo.

Ecco in un pugno il vincitor del mondo. Questo sonetto ci parve stupendo, secondo il gusto di quel tempo, che ci tirava al maraviglioso e al grandioso. Quando ci levammo, zio disse a don Nicola: — Che ti pare di Ciccillo? Come conosce bene la storia!— . E don Nicola rispose: — Si, ma