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120 la giovinezza

la gioventù, e la tira nell’ozio. — La donna è il demonio, — interruppe lei con un ghigno che aveva del beffardo. Ma io non la sentiva e tirava innanzi e rinforzava la voce, insino a che ella, perdendo la pazienza, mi afferrò la mano per aria, facendo: — Uh! uh! uh! E finiscila mo. Capisco che sei venuto qua per farmi il predicatore, per farmi il casto Giuseppe — . Questa sua uscita mi troncò la parola, e la guardai e mi parve bellina, e raddolcii la voce. — Questo vi posso promettere. — conchiusi, — che se mi amate per davvero, nessun’altra donna porrò in vostro luogo. — Per ora, me ne contento, — disse lei.

Cosi infocati, facemmo molta strada, e, giunti a una svoltata che menava in città, e visto che lei tirava per diritto, dissi: — Dove si va? — Dove amor ci porta, — disse lei ridendo. E io la guardava con la faccia imbrogliata. Volevo dire e non volevo dire. E finalmente dissi: — È tardi; torniamo di qui — . Lei mi fece una mossa col muso, come a dire: — Questi non è buono a niente — . Io le dissi che zio Peppe mi aspettava, e che avevo promesso di fare una passeggiata con lui. — Vai dunque con zio Peppe; io me ne vo sola — . E mi fece un tale gesto di sprezzo, ch’io mi sentii freddo. Cercai di rabbonirla, e mi segui mormorando. Giunti in giù, quando la strada era piena di gente, dissi: — Addio, ora possiamo dividerci. — Già, perché ti veggono i tuoi scolari — . E mi voltò le spalle. Non ci badai molto, ché avevo in capo zio Peppe. Corsi, e giunsi trafelato e tutto in sudore; ma era già quasi buio, e zio Peppe era uscito. Quando tornò, non mi salutò e io non fiatai. Ma il brav’uomo non sapeva tenere il broncio, e la mattina mi parlò come se niente fosse.

Quel giorno ero un po’ soprapensiero. Tenevo gli occhi spesso verso il balconcino, spingendo lo sguardo anche addentro, ma non c’era anima viva. Le mie solite lezioni furono una medicina, perché il sentimento del dovere e l’abitudine mi tenevano il cervello a segno. Talora mi si presentava lei tra una frase e l’altra, ma era un lampo e non avea la forza di fissarsi. Tornato a ora di pranzo, l’occhio corse là; ma quella casa già piena della sua voce, era solitudine e silenzio. A tavola zio Peppe, che aveva avuto vento della cosa, motteggiava, non mi dava