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Certo è che il giovane scriveva così all’amico e poetava così: prosa e verso si spiegano e si compiono a vicenda. Nei tre idillii l’infinito e l’eterno, il mistero delle cose, l’alternare delle stagioni, la forza del tempo, il passare o il divenire delle cose, potrebbero parere luoghi comuni importati da’ poeti greci e latini, se in quella forma personale e malinconica non apparissero voci dell’anima, e quasi preludii di una nuova vista del mondo; quale si manifesta nelle lettere a Giordani e troviamo già chiara e intera nel Sogno.

        Chi sia la donna che gli apparisce in sogno, morta «più lune» innanzi, non è chiaro. Se la tessitrice morì in quest’anno, lei è l’amata, di cui parla nel terzo idillio, ed è anche lei che ora gli apparisce. Del resto, il giovine Leopardi non concepisce la donna nella pienezza della sua esistenza materiale, per la sua inettitudine a comprendere la vita nella sua esteriorità e per la sua tendenza ideale. Più che la tale e tale donna, è in lui la donna, e come la vede lui, secondo la sua idea. Che questa donna sia Teresa o Francesca o Giovannina, può solleticare la curiosità, ma poco può giovare a intendere il poeta. È assai più importante studiare la formazione successiva del suo ideale femminile.

La sua donna è una giovinetta quasi ancora fanciulla, candida, innocente, gioiosa, amorosa, a cui manca la vita prima quasi che l’abbia gustata. È l’ideale naturale della donna, santificato nell’angiolo, non modificato ancora dalla società, né dalla esperienza della vita. Un ideale vaporoso, musicale, che, quando sta per determinarsi nella esistenza materiale, sfuma. Perciò destino di questo ideale è la morte in quella prima età.

Questo ideale «di angelette dal ciel discese» è il tipo delle Mandette e delle Beatrici, reminiscenze e preludii del paradiso a cui appartengono. La vita terrena è un breve sonno, e il morire è uno svegliarsi alla vita vera. Il concetto naturale della vita e della morte è capovolto dalla credenza in un’altra vita, dove solo è verità e felicità. Così la vita giovanile, immagine paradisiaca, che porta in sé il germe della morte, cioè del suo ritorno in paradiso, dove l’immagine diviene realtà, ha la sua vera poesia nella morte. Forma naturale di questa poesia è la visione,