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trovare in tutti i tempi, e che corrisponde al suo animo, e che è figlio del suo cuore. E quando, signori, si è messa una concezione di quella fatta, che vi produce sì profonda impressione nell’animo, potete voi menomare quella concezione artistica, e far sì che l’interesse principale sia storico? Fu colpa la sua, ma felice colpa, perché malgrado la sua storia e le sue appendici, Manzoni è un potente artista, ed a noi piace ch’egli, come Torquato Tasso, abbia raggiunto un fine differente da quello che s’era proposto.

Dante dunque, e Goethe e Milton ed i più grandi scrittori hanno avuto quel difetto, di voler cioè inserire cose del tutto estranee all’argomento, e per un interesse storico, teologico e filosofico. E badate che noi parliamo di grandi artisti, poiché quel difetto uccide i mediocri, come avvenne del Rosini, eccellente uomo del resto, ma che non aveva il senso dell’arte. Egli in certo momento si è innamorato della figura della Gertrude tratteggiata dal Manzoni, e fece La monaca di Monza. Manzoni non riuscì nel suo scopo perché era artista, ma il Rosini ha prodotto un lavoro che barcamenandosi fra la storia e l’arte, non è né storia né arte.

Or quando questo mondo interno si affaccia alla mente dell’artista, che cosa è egli questo mondo?

Dietro l’artista, o signori, ci è l’uomo; non è artista soltanto chi produce lavori d’arte; il grande artista è uomo compiuto con le sue passioni private e con le sue convinzioni in tutte le sfere della vita; e tutto questo complesso è quel che si dice mondo interno dell’artista; e più questo mondo si muove, e più sentite l’artista. E quando il Manzoni vi produce quelle tali parti aggiunte, lo fa con tale potenza di analisi, che il suo lavoro se per questo sembra difettoso, dobbiamo rallegrarcene, perché questo difetto del Manzoni è niente rimpetto alla grande utilità che ci recano quegli studii così accurati, che hanno perfezionato il senso dell’analisi, la cui importanza è così grande per uno scrittore moderno.

Uno scrittore del secolo XVIII parte da un’idea, Manzoni parte da’ fatti; la sua ispirazione ha per principio un reale storico, ed ha creato in questo modo la lirica drammatica; e questo vi fa vedere la differenza che passa tra la lirica del Manzoni e quella del Monti e del Foscolo; questa è lirica da discorsi, quella esce palpitante dal mondo de’ fatti. Abbiamo dunque avvisata la concezione ideale del Manzoni, ma rimane ben altro a vedere, poiché dessa non rappresenta che le prime linee, e la più semplice combinazione dei suoi elementi.

Vogliamo dunque veder formato quell’ideale, perché l’essenza dell’arte sta nella forza di dare forma alla concezione e non nelle intenzioni storiche e metafisiche. Il fenomeno di dar forma alla concezione non è uguale in tutti i poeti, come disuguali sono le loro forze produttive, siccome la vita non è uguale in tutti gli uomini.