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parare il pensiero dal fatto, a far negligere la sostanza per la forma. E si dice che un popolo ha carattere, appunto quando in esso v’è la probità, e la lealtà; e che non ha carattere, quando v’è il contrario.
Questo libro del Sismondi fece grande impressione in Italia, ed a molti parve che i Promessi Sposi rappresentassero quella morale. Or io posso dirvi, signori, che mai libro più utile fu scritto in questo tempo quanto la Storia delle repubbliche del Sismondi, ed io vi raccomando quella storia che più dei romanzi e d’altri libri, affrettò il nostro risorgimento. Essa dev’essere il nostro codice, ed il nostro vangelo.
Ma il Manzoni sentì che fare un’accusa così contro la morale cattolica era un gran pericolo per gl’italiani, che a quel tempo oppressi da’ pregiudizii erano scettici, ed egli si sforzava a dimostrare che religione e libertà potevano andare di conserva: egli credè che quel libro poteva essere veleno alla gioventù d’Italia. Volle dunque mettere un antidoto a quel libro, antidoto che si chiama Discorso sulla morale cattolica, che egli fece in risposta al Sismondi.
Ora io osservo che Manzoni e Sismondi sono perfettamente d’accordo, perché nell’istesso modo che la morale è concepita dal Sismondi, nel modo istesso è concepita dal Manzoni, perché l’uno e l’altro rappresentano i medesimi abusi nell’esagerazione di essa. La sola differenza sta in ciò, che il Sismondi esprime quegli abusi da storico; egli non si occupa della morale cattolica da teologo, ma la coglie in flagrante, e viene narrando quel che v’ha di male. Il Manzoni al contrario riconosce quegli abusi, ma come filosofo vi dice che non bisogna confondere l’abuso con l’uso, e che la morale cattolica vista da un punto filosofico, è come la ragione prescrive che sia; e però le virtù sono da Manzoni ritenute diversamente dal come la morale cattolica le ritiene. In somma l’uno, il Sismondi, vi dice il mondo qual è; e l’altro, il Manzoni, quale dovrebbe essere secondo la religione non profanata. Il Manzoni infatti nel suo Discorso sulla morale cattolica rigetta il misticismo, e mantiene che lo stato matrimoniale è stato di perfezione, che l’umiltà dev’essere modestia, che l’astensione dev’essere sobrietà, e così di seguito; egli dunque concepisce la morale religiosa nella sua purezza, come la dà la filosofia, e stigmatizza per abuso il materializzarsi di essa.
E che cosa pensa il Manzoni quando studia il secolo XVI? Pensa precisamente a mettere in azione la morale cattolica e renderla drammatica, e questo senza alterare la verità positiva ch’egli vuole illustrare. Ma vi pare egli possibile, o signori, d’inquadrare nel secolo XVI una morale così pura come la concepisce il Manzoni, libera dal materialismo? Come può essa star li senza dissonanza, e che non paja invenzione del poeta?
Il XVI secolo, o signori, è politicamente la dominazione spagnuola in Italia, ed in Lombardia specialmente. È la dominazione straniera senza che gl’italiani avessero concetto di libertà, e senza sentire l’umiliazione della servitú.