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lezione preliminare. xliii

ciato per dons nel soggetto (stante l’avvertita regola di pronuncia che lasciò a noi, agli Spagnuoli ed ai Provenzali lo scorciato Don1) usciva donzelz, mentre dai primi derivavasi damoiselz o damoisaus. Ed è qui opportuno di avvertire che gli allungamenti i quali andavano nella nuova lingua accadendo in fin delle voci, o si formavano, come per lo più, sul tema dei regimi, o si formavano come pure talvolta, sul tema del soggetto. Se nel primo caso, allora non si lasciava sentire la s caratteristica pel nominativo, se nel secondo, allora invece questa s medesima non solo si lasciava intendere distintamente, ma per ciò stesso doveva prolungare maggiormente e modificare l’accrescimento della parola. Ed ecco, premessa questa notizia importantissima per la formazione de’ nostri diminutivi, accrescitivi, vezzeggiativi e simili, che scegliendo ad esempio la voce damesels o damsels, noi dalla sua forma in cui appare internamente la s caratteristica, indovineremo anche prestamente

  1. Si legge nella Preghiera alla Vergine. Rayn. T. 2 face. 136.

    E c’el non la’n crees,
    E deu frut no manjes,
    Ja no murira hom
    Chi amea Nostre Don.

    cioè — E s'egli (Adamo) non ne la credesse, e del frutto non mangiasse, già non morrebbe uomo che amasse Nostro Signore. — Da questo Don vocalizzato avemmo Donno, per riscontro a Donna quando vale Domina, non fœmina. Così nell'antico poema su Boezio:

    Dona fo Boecis; corps az bo e pro,

    — Signore, cioè Patrizio, fu Boezio, corpo ebbe buono e prò — Da questo donz uscì poi col solito aumento quel dongione che, applicato a torre, valse torre maestra, o dominicale, nella quale cioè si teneva il Donno od il Castellano.