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lezione preliminare. xxxi

parativi, i quali variano nel nominativo e nel vocativo singolari dagli altri casi. Per ciò nel nominativo e nel vocativo singolari dice l’uomo, con qualunque sostantivo sia mascolino o femminino: maires, menres, mielhers, bellazers, gensers, sordiers, priers; ed in tutti gli altri casi dice l’uomo: maior, menor, melhor, bellazor, gensor, sordeior, prior brevi e lunghi in così come li sostantivi mascolini, de’ quali si è ragionato di sopra.»

Riducendoci ora finalmente da questo, siccome spero, non inutile trascorso sulle condizioni del nome in Lingua Limosina, alle consimili affatto ch’esso aveva in Lingua Oytana, potremo anche dire di questo modo.

Essere mestieri il qui replicare di nuovo l’osservazione fatta superiormente, ossia che per le lingue neolatine, la cosa da prima più importante nei nomi (sia per tradizione da più antichi linguaggi, sia perchè gli articoli prepositivi ancora incerti non bastavano alla piena chiarezza del discorso) doveva essere stata quella di ben distinguere dal soggetto i regimi, così in singolare come in plurale, e però di dare al medesimo tale desinenza, che, aiutando già l’articolo ed il senso a determinare il numero, per essa poi si potesse prontamente o dall’udire o dal vedere sceverare il detto nominativo dagli altri casi. Riferendomi perciò ai miei Studi sul Latino arcaico, dirò come io creda d’avere in essi bastevolmente dimostrato che le desinenze della prima declinazione parissillaba latina dipendono dalla suffissione al nome radicale, cioè al nome spoglio di