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228 la sesta crociata.

il Re m’avea comandato d’incettarvi. Il che vergendo i miei Cavalieri mi domandarono che voleva farne? ed io lor diedi a credere che ne faceva incetta per mio guadagno.

Appresso che noi fummo là arrivati, il Principe di quella terra, il quale seppe ch’io era partito dall’oste del Re di Francia, venne al davanti di noi, e ci fece molto grande onore, e ci offrì de’ grandi doni; donde umilmente lo ringraziammo, e non volemmo niente prendere, fuor che di reliquie, ch’io apportai al Re co’ suoi camelotti. E sappiate che la Reina aveva bene udito novelle ch’io era stato in pellegrinaggio, e che aveva apportate delle reliquie. Ora io le inviai per uno de’ miei Cavalieri quattro pezze di camelotto di quelle che avea comperate, e quando il Cavaliere entrò verso lei in sua camera, ella si cominciò ad agginocchiare davanti i camelotti che erano inviluppati in un drappo; di che il Cavaliere meravigliandosi che la Reina s’agginocchiasse davanti a lui, e non sapendo perchè, si va altresì a gittare sui ginocchi. E adunque la Reina gli disse: Sir Cavaliere, voi non vi dovete mica agginocchiare quando voi portate delle sante reliquie. Allora il mio Cavaliere rizzandosi le disse che le non erano punto reliquie, ma che erano camelotti ch’io le presentava. Quando la Reina e le sue Damigelle intesero che là non erano punto reliquie, elleno si presero forte a ridere, e la Reina disse: Sir Cavaliere, mal giorno sia donato al vostro Signore, quando elli m’ha fatto agginocchiare davanti i suoi camelotti.