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194 la sesta crociata.

diranno e testimonieranno, tu il crederai; perciocch’essi sono delle mie genti e servitori. Sire, disse quel savio uomo, io non me ne saprei andare, se tu non mi fai far la condotta. E allora il Re si tornò ed appellò una delle sue belle creature alate, e gli disse: Vien qua, Giorgio, fa di condurre quest’uomo sino alla sua albergherìa, e rendivelo tosto e a salvezza. E tantosto fu trasportato quel saggio uomo de’ Tartarini nell’oste loro. Quando elli vi fu reso, e che tutto il popolo e le genti dell’oste lo videro, ne fecero grande allegrezza, ed egli senza dimora domandò al Re di Tartaria che gli donasse li Preti ed uomini di Religione come gli aveva insegnato il Re che trovò nell’alto del monte. Ciò che gli fu ottriato. E dibonaremente ricevve quel Gran Maestro dei Tartarini e tutte le genti sue l’insegnamento di coloro che gli eran stati donati, e tutti si fecero battezzare. E quando tutti furono battezzati, egli prese solamente trecento de’ suoi uomini d’arme, e li fece confessare ed apparecchiare. E di là se n’andò egli assalire lo Imperadore di Persia, e lo convinse e discacciollo fuori dell’Impero suo e di sua terra, sicché se n’andò fuggendo sino al Reame di Gerusalemme. E fu colui che dipoi disconfisse le nostre genti, e prese il Conte Gualtieri di Brienne così come udirete qui appresso. Il popolo di questo Principe Cristiano si moltiplicò talmente e venne a sì gran numero, siccome poscia udii dire ai messaggeri che il Re aveva inviato in Tartaria, ch’essi aveano contato nell’oste sua ben ottocento Cappelle tutto levate sui carri.