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emilio zola. 289


E domandò infatti quali erano i mesi propizii per fare un viaggio in Italia colla famiglia. È inutile che io dica se lo scongiurai di non cambiar proposito, e con che piacere intravvidi lontano una mensa splendida, coronata di realisti e d’idealisti italiani d’ogni età e d’ogni colore, affratellati almeno una sera per onorare un grande ingegno e un carattere forte e sincero.

E intanto egli continuava a discorrere, in piedi, vicino alla porta, colla sua amabile e virile franchezza, coi suoi gesti risoluti, col suo bel viso pallido e fiero, e veduto così sul fondo del suo studio elegante, pieno di libri e di carte, e dorato da un raggio di sole, dava l’immagine d’un bellissimo quadro, che rappresentasse l’ingegno, la fortuna e la forza; e il gridìo dei due piccoli Zola che giocavano nella stanza accanto, vi aggiungeva una nota di gentilezza, che lo rendeva più nobile e più caro.

E mi suonano sempre all’orecchio le ultime parole che mi disse sulla soglia, stringendomi la

Ricordi di Parigi. 19